Berlusconi, il “grande statista”, si sta giocando Lega e Tremonti

ROMA – L’intelligenza politica, quella che appartiene ai “grandi statisti”, si vede nei momenti difficili. Nei giorni scorsi il premier italiano ha voluto fare tutto di testa sua, senza alcuna consultazione preventiva con l’azionista principale del suo Esecutivo, cioè la Lega. Con Obama al telefono ha deciso su due piedi che gli aerei italiani avrebbero partecipato alle incursioni in Libia non avvertendo Bossi, tanto che il quotidiano di via Bellerio, “La Padania”, ha bucato bellamente la notizia. Ieri, con Sarkozy, ha d’un colpo smantellato il progetto tremontiano di resistenza alle mire francesi sul gioiello italiano “Parmalat”. Berlusconi avrà pure pensato di possedere una forza carismatica tale da mettere i suoi alleati di fronte al fatto compiuto ma, come uno studentello di prima liceo, ha completamente sbagliato i calcoli.

Umberto Bossi ieri era furioso e non ha fatto nulla per nasconderlo, anche se oggi, tardivamente, ha sottolineato che non era in discussione la fedeltà al Governo. Ma questa sera ci ha pensato il ministro Maroni a ribadire che il suo partito non è per niente d’accordo con le decisioni del premier e che sarà necessario un passaggio parlamentare prima di poter parlare di bombardamenti. Cosa si celi dietro questa richiesta non è chiaro: se la Lega dovesse essere coerente, il suo voto contrario sarebbe scontato, aprendo formalmente una crisi di Governo.

Tremonti, dal canto suo, è parso ancora più infastidito. La “non ostilità” mostrata da Berlusconi sull’Opa francese è apparsa subito come una chiara sconfessione non solo dei progetti del potente ministro economico ma perfino del suo sistema di pensiero. Berlusconi lo ha lasciato in mezzo ad una strada, senza auto e senza possibilità di raggiungere una destinazione.

Ancora una volta, tutta la vicenda mostra a chi è in grado di vedere le cose con i propri occhi il dilettantismo politico di Silvio Berlusconi e la sua incapacità di costruire politiche abili e coerenti, come sarebbe necessario al premier di un grande Paese come l’Italia. Insomma, si tratta dell’ennesimo fallimento del “più grande statista del secolo” e a poco sembrano poter servire i farfugliamenti di queste ore dei suoi gerarchi, che cercano di spegnere sul nascere l’incendio che si sta sviluppando a Palazzo Chigi e che ha tutta l’aria di poter tramutarsi in una vera e propria crisi.

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