Renzi blinda Italicum. Pd spaccato, Speranza lascia

Una fase è finita. La minoranza cerca alternative al PD

ROMA – La legge elettorale ha spaccato il Pd. E’ stata questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso spaccando di fatto il Partito Democratico e provocando le dimissioni immediate del capogruppo Roberto Speranza. Matteo Renzi ha blindato il “suo” Italicum e nessun appello della minoranza è servito per apportare alcuna modifica. Insomma è la rottura, è il fallimento di qualsiasi tentativo di mediazione.

Non è un caso se in momenti concitati come questi Speranza si dimette da capèogruppo, mentre la minoranza chiede addirittura di sospendere i lavori. Ma la richiesta rigettata fa irritare Civati, Bindi, Fassina, D’Attorre e tanti altri che senza battere ciglio abbandonano il luogo.

L’area riformista di Speranza rimane invece, ma non vota per timore che ciò possa rappresentare l’anticamenra di una scissione. Matteo Renzi dal canto suo, precisa che la richiesta di cambiare il testo dell’Italicum è stata respinta perché ‘tecnicamente’ la legge è “in linea con quanto proposto sin dai tempi dell’Ulivo”. Ma non solo. Secondo il premier, è giunta l’ora di chiudere il capitolo delle riforme e andare avanti con l’agenda del governo, dai decreti fiscali, in Cdm il 21 aprile e il 16 giugno, alle intercettazioni al contrasto alla povertà. 

L’assemblea del gruppo Pd alla Camera approva suxccessivamente all’unanimità la linea del premier senza modifiche al testo con 190m voti favorevoli su 310, mentre la minoranza si chiama fuori. Nel frattempo stamane Renzi volo negli Usa, ma i porblemi restano, come annuncia il senatore della minoranza Pd Miguel Gotor: “si è passati da una cosa stretta e ambigua, come era il patto del Nazareno, alla incomunicabilità e questo è sbagliato. Dall’altra parte si tiene il Pd diviso.

Ricordo che 24 senatori del Pd, tra cui il sottoscritto, l’Italicum non lo hanno votato”.  E poi: ”Per fare le riforme bisogna puntare sull’unità del Pd. Renzi sbaglia a non avere fiducia nel suo partito. Una volta migliorata la legge non avremmo difficoltà a votarla”, “siamo gente seria e leale, se la Camera lo migliora lo votiamo. Restano due punti. No a un parlamento di nominati, sì alla democrazia dell’alternanza”.

E delle dimissioni del capogruppo dice: “Sono un estimatore di Speranza, è un uomo e un dirigente di qualità. E di fronte a una chiusura ha scelto l’autonomia. Si apre una fase nuova”, “è il tempo dell’autonomia e della costruzione di un’alternativa a Renzi, nel Pd. Si apre una fase politica nuova e chi ha più filo tesserà”. 

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