Immigrazione. Papa e Ban Ki Moon: i muri non servono a nulla

ROMA – Papa Bergoglio e Ban ki Moon sono uniti e contrari ai “muri”, quelli innalzati dall’Europa per fermare ai propri confini i profughi africani o siriani, visti ora più che mai come autentici invasori. 

Il segretario generale delle Nazioni Unite ha lanciato il suo monito davanti all’assemblea generale, spiegando che “nel ventunesimo secolo non possiamo costruire muri e steccati. Prima di tutto dobbiamo guardare alle cause alla radice nei paesi di origine: l’Europa deve fare di più, tutti i Paesi devono prendersi le proprie responsabilità”. Sarà che i due si sono incontrati proprio pochi giorni fa nel Palazzo di Vetro di New York, ma Francesco ha usato più o meno le stesse parole, sul volo di ritorno a Roma dagli States, a precisa domanda: “I muri non sono mai soluzioni, invece i ponti sì, sempre – ha risposto – Questo è quello che penso sui muri e le barriere: possono durare molto o poco tempo, ma non sono la soluzione: il problema rimane e rimane con ancora più odio”. Meno aspettato, piuttosto, il fatto che contro i muri si schieri oggi perfino il leader della Lega Matteo Salvini, seppure non senza sé e ma: “Il Papa parla alle anime e probabilmente ha ragione a dire che i muri cadranno – dice a Radio Padania – ma cadranno solo quando ci saranno limiti e regole. Non si risolve il problema immigrazione invitando le parrocchie e le famiglie a prendersi immigrati in casa”.

 Tornando al Pontefice, si è concluso nella notte il suo tour trionfale tra Cuba e gli Stati Uniti d’America, dove è stato ricevuto con tutti gli onori da capi di Stato, sindaci, Nazioni Unite e soprattutto dalla gente, tanto da meritarsi quasi l’appellativo di ‘star’. Che lui però umilmente e prontamente rifugge: “Lo sa quale è il titolo del Papa? – risponde al giornalista che glielo fa notare – ‘Servo dei servi di Dio’. Un po’ differente dal concetto di star
“. Quindi il Papa torna a chiudere sulla possibilità che la Chiesa conceda anche alle donne la possibilità di essere preti. “Non si può fare, Giovanni Paolo II in un periodo di grande riflessione lo ha detto chiaramente – ricorda – Questo non perché le donne non ne abbiano la capacità, anzi: nella Chiesa le donne sono più importanti degli uomini. Perché la Chiesa è donna”.  

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