ROMA – “Oggi, in tutto il mondo, si è celebrata la Giornata internazionale per lo sradicamento della povertà.
In Italia, però, c’è poco da festeggiare. I poveri non accennano a diminuire e non possiamo certo accogliere con soddisfazione il fatto che, dopo due anni di crescita, i numeri sulla povertà in Italia siano rimasti stabili”, come sottolinea il Codacons. Il problema, infatti,”è proprio questo: la miseria, da noi, sta diventando ‘normale’, e la Legge di Stabilità 2016 varata dal Governo non sembra andare nella direzione di risolvere in modo efficace questa vera e propria emergenza.
“E’ necessario trovare alla svelta soluzioni più adeguate e incisive per combattere lo stato di indigenza in cui versano ancora troppe famiglie italiane, specie nel sud del paese, ulteriormente colpite da una crisi economica che ha danneggiato soprattutto le fasce più deboli della popolazione – spiega il presidente Carlo Rienzi – Per questo chiediamo al Governo un ‘Piano nazionale organico contro la povertà’, che determini un cambio di passo nei confronti delle solite infruttuose soluzioni una tantum (come il bonus da 80 euro in busta paga) e prescinda dalla sterile attesa di una ripresa dell’occupazione”.
Al Codacons fa eco on Luigi Ciotti, presidente di Libera: “Il reddito di dignità per noi non è elemosina, ma giustizia sociale. È una premessa per costruire percorsi che diano più dignità e speranza alle persone. È un atto di responsabilità”, ha detto Ciotti, al teatro Ambra Jovinelli per l’iniziativa “Miseria Ladra”.
“È importante – ha proseguito – che la politica si confronti non solo nei tavolini, ma faccia a faccia con la storia delle persone, perché c’è tanta sofferenza, esclusione. Ci vuole un progetto non che tamponi le emergenze, ma che sia continuo, andando incontro a tutte le fasce che vivono una situazione di sofferenza. L’Europa l’ha chiesto da anni. Italia e Grecia non sono riuscite a realizzare un progetto complessivo”.
Molto più lapidario Maurizio Landini: “Questo governo non ha il consenso della maggioranza del Paese. Alle critiche sulla legge di stabilità Renzi ha risposto dicendo che va avanti come un treno, che non ascolta nessuno. In realtà sta ascoltando i poteri forti di questo Paese ma non la maggioranza dei cittadini”. “E poi – ha ironizzato il numero uno della Fiom – da metalmeccanico potrei dire a Renzi che l’azienda che faceva i treni loro l’hanno venduta ai giapponesi…”.