Si decide la sorte di Fatima, la prima foreign fighter italiana

MILANO  – Il gup di Milano Donatella Banci Buonamici si chiudera’ in camera di consiglio intorno alle 12 per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio di Maria Giulia ‘Fatima’ Sergio, la giovane di origini campane che da Inzago, dove viveva con la famiglia, sarebbe volata in Siria per arruolarsi nelle milizie dell’Isis.

Stamane e’ prevista nell’aula bunker del carcere di San Vittore una breve replica del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, poi il giudice si ritirera’ per decidere sia sulla richiesta di processo per la ‘prima foreign fighter italiana’ finita a giudizio e per altri 4, sia per emettere la sentenza nei confronti di altri 5 imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Oltre a Maria Giulia Sergio rischiano il rinvio a giudizio anche il marito albanese Aldo Kobuzi, che si troverebbe con lei nel Paese arabo, la madre dell’uomo, Donika Coku, e la cittadina canadeseAýHaik Bushra, 30 anni. La donna e’ accusata di aver svolto un ruolo decisivo “nell’arruolamento” di Fatima e della “sorella Marianna alla interno della Is” e di aver gestito 5 gruppi “di indottrinamento” via Skype con iscritte piu’ di 300 donne musulmane.

Anche Donika Coku e Haik Bushra sono latitanti, mentre l’unico non latitante a scegliere il rito ordinario in udienza preliminare e’ stato il padre di Fatima, Sergio Sergio, arrestato lo scorso luglio assieme alla madre della giovane (Assunta Buonfiglio, morta qualche mese fa) con l’accusa di organizzazione del viaggio per finalita’ di terrorismo, perche’ entrambi sarebbero stati pronti a partire da Inzago per la Siria per raggiungere la figlia. Il procuratore aggiunto Romanelli e il pm Paola Pirotta hanno chiesto le condanne a 5 anni e 4 mesi per Marianna Sergio, 4 anni e 2 mesi per Arta Kakabuni, 3 anni e 2 mesi per Baki Coku, due zii di Aldo Kobuzi, e rispettivamente 2 anni e 6 mesi e 2 anni e 4 mesi per i coniugi Dritan e Lubjana Gjecaj, albanesi di 40 e 38 anni che, secondo l’accusa, avrebbero fornito a Fatima e al marito supporto logistico, pagando i biglietti aerei per la Turchia, prima tappa del viaggio verso la Siria. Nella scorsa udienza, avevano preso la parola le difese. “La mia assistita – spiega l’avvocato Salvatore Scuto che difende Arta Kakabuni – non ha tenuto una condotta conseguente e funzionale alla vita dell’Isis, al contrario non ha assecondato le richieste dei familiari in tal senso”. Il legale di Sergio Sergio, l’avvocato Erika Galati, ha sottolineato la non sovrapponibilita’ delle posizioni del suo assistito con le figlie, dalle quali ha preso le distanze.

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