Ostaggi a casa. Gentiloni, evitare il caos in Libia

CIAMPINO (ROMA) – E’ atterrato all’alba di questa mattina a Ciampino l’aereo con a bordo i due tecnici italiani liberati in Libia, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno. Ad accoglierli il  ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, e i loro familiari.

Un rientro davvero intenso e commovente sul quale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso grande sollievo:”finalmente ricongiunti alle proprie famiglie”. Il Capo dello Stato ha inviato un messaggio anche ai familiari di Salvatore Failla e Fausto Piano per far pervenire loro il suo profondo cordoglio per la tragica morte dei loro congiunti in Libia.

Sulla questione libica è intervenuto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, soddisfatto del rientro dei due connazionali: ”Occorre evitare che la Libia sprofondi nel caos dove possono proliferare episodi tragici come quelli che hanno coinvolto i nostri ostaggi“. 

“Deve essere chiaro – ha aggiunto il ministro – che non ci sono scorciatoie illusorie, esibizioni muscolari. È vero, il tempo stringe, ma non c’è alle porte nessuna guerra lampo. Il governo è consapevole degli errori del passato e sta lavorando per creare le condizioni di stabilizzazione in Libia. E un’operazione politica prima che militare ed è questa la grande sfida della comunità internazionale che vede l’Italia in prima fila”. 

Sul perché sulla Libia la Ue appaia così divisa e assente, Gentiloni afferma: “Non è una novità che la Ue non disponga di un esercito comune ma sulla Libia si è mossa sempre con una dinamica unitaria, a partire dalla missione navale antitrafficanti. Ogni Paese può avere interessi specifici, ma non è vero che i 28 stiano andando in ordine sparso”. C’è una maggioranza nel Parlamento di Tobruk, rileva Gentiloni, “favorevole all’unità, deve potersi esprimere”. “Raid aerei e militari occidentali – si chiede quindi – controlleranno mai un

Paese enorme con 200mila miliziani?. Per l’Unione europea il momento è fra i più difficili degli ultimi 60 anni: migranti, recessione, crisi di fiducia e Brexit”.  

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