Freedom Flotilla pronta a salpare per gaza nonostante i sabotaggi

ATENE – Ad  Atene sono ormai centinaia le persone giunte da tutto il mondo per seguire riunioni e training di resistenza nonviolenta per prendere parte al viaggio della flotilla 2 “stay Human”, in memoria del nostro Vittorio Arrigoni, diretta a Gaza per rompere l’assedio di cui la popolazione è ferocemente vittima da oltre tre anni, dal 2008, quando Israele lanciò l’operazione “Piombo Fuso”.

Nel maggio dell’anno scorso la Flottilla fu intercettata in acque internazionali dalla marina israeliana e nove attivisti turchi furno ammazzati. Nella Flotilla 2 saranno presenti circa 400 persone di 22 diverse nazioni, distribuite su 10 barche: due francesi, di cui una partita sabato, una spagnola, una statunitense, una canadese, una irlandese, una italo-olandese (e di altre nazionalità), due navi cargo (una della European Campaign to end the siege on Gaza, e l’altra svedese-norvegese-greca), una nave greca. I giornalisti a bordo saranno una trentina, di vari Stati. Le navi partiranno a largo di Creta, ma è ancora incerta la data della partenza (debitamente tenuta “coperta” dagli organizzatori).

La tensione è molto alta per via delle ripetute minacce ed intimidazioni di Israele verso gli attivisti della Flottilla. Da mesi, Israele ha messo in atto ogni tentativo per sabotare la partenza, esercitando pressioni sui governi dei cittadini passeggeri della Freedom Flotilla, esibendo i “muscoli” attraverso comunicati e video su addestramenti militari contro la spedizione internazionale. Diverse esercitazioni sono state fatte in mare per simulare il blocco delle imbarcazioni senza l’uso di armi letali. La riunione del Gabinetto ristretto israeliano presieduto dal premier Benjamin Netanyahu ha impartito direttive precise al comando navale: fermare “con risolutezza la Freedom Flotilla 2” e agire “per quanto possibile, riducendo al minimo lo scontro con coloro che si trovano a bordo delle navi”.
Dato il fallimento dell’offensiva diplomatica e della vacua esibizione di forza, in queste ore gli sforzi si stanno intensificando, sia a livello politico-diplomatico sia attraverso ostacoli legali, burocratici e pratici. Alcune barche, per esempio, sono soggette a “ispezioni igieniche” particolarmente accurate, che ne stanno ritardando il carico; altre sembra siano state oggetto di “sabotaggi”( è il caso di una nave greca che ieri sera è stata sabotata e rinvenuta con l’albero motore danneggioato, a quanto riferiscono le fonti del posto); altre ancora hanno ricevuto acrobatiche e puntualissime denunce e sono momentaneamente “bloccate”.
Dopo aver minacciato i giornalisti di arresto (oltre che di divieto di ingresso in Israele per 10 anni), nelle ultime ore il Governo di Nethaniau sta facendo dei passi in dietro solo apparenti, ritirando la minaccia rivolta ai giornalisti e aprendo parzialmente i valichi via terra, per dimostrare che la Flottilla e gli aiuti umantari sono inutili perchè non c’è assedio.

Ieri 27 iugno c’è stata una conferenza stampa ad Atene con tutti i rappresentanti degli oltre venti stati che hanno confermato la ferma e pacifica volontà di partire. Ha aperto la conferenza stampa uno storico attivista e organizzatore delle flotillas per Gaza, Vangelis Pissias, della “Greek Boat”, spiegando che la missione della Freedom Flotilla si basa su due principi fondamentali: dare sostegno umanitario e difendere i diritti umani. In questi giorni si sono tenute infatti lezioni di “resistenza.non violenta” .”Non reagite in alcun modo”, è stato il deciso suggerimento dell’attivista, “né con i fatti né con gli insulti”, nonostante i ripetuti e imprevedibili tentativi israeliani di sabotaggio, minacce e scoraggiamento.
Il 25 Giugno il direttore dell’ufficio stampa governativo israeliano aveva scritto una lettera aperta in cui “implorava” agli attivisti di non sfidare il blocco. E’ difficile mantenere visibile il filo rosso di ciò che è vero e ciò che non lo è, mentre è in atto la solita e potentissima campagna di propaganda mediatica e diplomatica che vuol farci passare la crociata umanitaria per crociata terroristica. Un dispaccio di questa mattina, passato anche dalla radio militare israeliana, parla infatti di “sacchi di prodotti chimici – fra cui acido solforico – caricati su alcune imbarcazioni nella intenzione di lanciarne il contenuto sui militari israeliani incaricati di intercettare la navigazione, per poi dare loro fuoco”.  In una intervista alla radio militare un portavoce della Flottiglia, Dror Feiler (un ex cittadino israeliano) ha detto che tutti i partecipanti alla spedizione si sono impegnati a non ricorrere a violenza. Se Israele ha informazioni sulla presenza di persone o di materiali pericolosi, ha aggiunto, farebbe bene ad informare gli organizzatori.

Ann Wright, colonnello in pensione dell’esercito americano ed ex diplomatico, nonché rappresentante della “US Boat to Gaza”, ha dichiarato con parole decise: “Sulla flotilla saranno presenti cittadini di 22 diverse nazioni del mondo per sfidare la politica israeliana e quella statunitense”, unicamente per mezzo di resistenza non violenta(ndr).
Agli avvertimenti lanciati due giorni fa dal Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, fanno seguito le dichiarazioni del portavoce dell’amministrazione americana, Victoria Nuland: “La determinazione dimostrata dai partecipanti alla Flotilla diretta Gaza è per noi motivo di preoccupazione. La loro è una scelta irresponsabile oltreché provocatoria”. “Qualsiasi cittadino statunitense oserà sfidare questi moniti, sarà passibile di procedimento penale”.
Anche l’Italia si oppone alla Freedom Flotilla nonostante il gruppo di coordinamento nazionale aveva chiesto alle istituzioni una protezione di fronte alle minacce israeliane.
Il portavoce del ministero degli Esteri, Maurizio Massari, ha ribadito il rifiuto del governo italiano per la missione internazionale per la rottura dell’assedio illegale che lo Stato di Israele impone su 1,6 milioni di palestinesi di Gaza.

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