Cuba, presto scarcerati tre dissidenti politici. Le “Damas de Blanco” aspettano e sperano

ROMA – C’è attesa per la promessa scarcerazione di alcuni dissidenti cubani, alcuni dei quali appartenenti al cosiddetto “Gruppo dei 75”, condannati durante la repressione del 2003 passata alla storia come la “Primavera nera”.

Per almeno tre di loro, secondo quanto fatto trapelare dall’Arcivescovato dell’Avana, le porte del carcere si potrebbero aprire già nelle prossime ore, onorando così l’accordo stipulato quattro mesi fa con la chiesa cattolica, accordo che prevede il successivo trasferimento degli oppositori al regime castrista in terra di Spagna. Le “Damas de Blanco”, il movimento di opposizione che riunisce le mogli e i familiari dei detenuti nelle carceri dell’isola per reati di opinione, sperano in una celere conclusione del processo di scarcerazione, che formalmente dovrebbe concludersi entro domenica. “Il Governo probabilmente lascerà liberi alcuni detenuti proprio per ottemperare all’accordo stipulato con la Chiesa cattolica – spiega Laura Pollàn, portavoce del movimento dissidente tutto al femminile – E probabilmente si tratterà di quei detenuti che, al contrario dei loro compagni, non vogliono andare in Spagna senza essere prima assolti dai reati loro contestati”.

Sembra ormai certo, dunque, che le operazioni di rilascio si terranno comunque, al di là della scadenza fissata dall’accordo di collaborazione con i vertici della chiesa cubana, anche perché, se così non fosse, “il governo perderebbe ogni credibilità”, assicura una fonte diplomatica anonima in un’intervista al Diario de Cuba. Una strategia, quella di far attendere il felice esito di una scarcerazione fino all’ultimo momento, non proprio casuale, almeno secondo Berta Soler, moglie dell’oppositore Angel Moya, condannato a venti anni di carcere, per la quale si tratterebbe piuttosto di un malcelato tentativo di pressione affinché anche i dissidenti più restii accettino di partire per la Spagna.

Al di là della tempistica e delle modalità operative, l’accordo stipulato con la chiesa cattolica cubana e avallato dalla Spagna impone al regime castrista l’osservanza della sua corretta applicazione. In gioco non c’è solo la credibilità personale di un leader, Raul Castro, intenzionato a favorire nuove aperture rispetto alla linea intransigente portata avanti dal fratello maggiore Fidel, ma anche il destino stesso di Cuba, oggi più che mai bisognosa di uscire dall’isolamento internazionale e di accreditarsi un posto di rispettabilità presso l’Unione Europea, così come sollecitato dagli stessi ministri degli Esteri europei nella recente riunione a Lussemburgo.

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