Terrorismo. Perchè l’Isis usa anche le armi giocattolo?

PARIGI – Utilizzare armi false, ordigni non funzionanti o cinture esplosive fasulle per commettere un attentato. Una modalità operativa decisamente sorprendente ma è proprio quella usata dagli attentatori in Francia negli attacchi di Nizza e di Saint-Etienne-du-Rouvray.

Lo hanno scoperto gli inquirenti francesi dopo aver ritrovato, nei teatri di morte degli attentati, arsenali con diverse armi giocattolo. Ad analizzare e tentare di spiegare le motivazioni che spingono un terrorista, o presunto tale, a usare armi false sono diversi esperti, in un articolo su Le Figarò. In effetti, nell’ultimo attentato di Saint-Etienne-du-Rouvray, nella chiesa dove è stato assassinato padre Jacques Hamel, è stato trovato un arsenale decisamente sommario: coltelli, ma anche un revolver non funzionante e un dispositivo fasullo che faceva pensare a un ordigno esplosivo.

Anche a Nizza, i poliziotti, esaminando il camion che ha causato la morte di 84 persone il 14 luglio, hanno trovato la pistola 7.65 con la quale Mohamed Lahouaiej Bouhlel ha sparato durante l’attentato ma anche una ‘granata non funzionante’, una finta pistola automatica e due ‘copie’ di fucili d’assalto. E ancora: a inizio anno, un uomo con indosso una falsa cintura esplosiva è stato ucciso davanti a un commissariato parigino dopo aver tentato di entrare nei locali, munito di una mannaia. I primi due attentati – come noto – sono stati rivendicati dall’Isis mentre l’autore del terzo aveva promesso fedeltà al gruppo terroristico. Da qui la domanda: qual è l’interesse dei jihadisti a ricorrere a questo tipo di arsenale?

Bombe finte tra ‘materiale da attentato’ raccomandato in documento Is (AdnKronos) – Per quanto riguarda le cinture esplosive la spiegazione – si legge su Le Figarò – si trova in parte nella propaganda dell’Is. In un documento reperito a inizio giugno sull’applicazione Telegram, simpatizzanti di un gruppo terroristico descrivevano “il materiale necessario e i bersagli” da usare per “condurre un’ operazione sul sentiero di Allah”. Tra le varie istruzioni, raccomandavano di “portare una falsa bomba sotto i vestiti: con dei fili elettrici rossi che sporgono dalla manica e un interruttore alla fine” per “fare paura”.

L’Is è convinto che in situazioni di legittima difesa, le forze dell’ordine di fronte a un potenziale kamikaze non si assumerebbero il rischio di sfidarlo apertamente ma penserebbero solo a “neutralizzarlo” il più rapidamente possibile. Questa tecnica presenta – agli occhi dell’Is – un doppio vantaggio: i loro “combattenti” moriranno come “martiri” e sfuggiranno a qualsiasi domanda della polizia che potrebbe potenzialmente mettere in pericolo altre operazioni. Ma perché i terroristi usano pistole e fucili giocattolo? “Per intimidire la popolazione”, suggerisce un ingegnere balistico della polizia scientifica francese. “Dal momento che è difficile, a prima vista, distinguere una pistola giocattolo da una vera, i terroristi possono facilmente spaventare la gente costringendola a obbedire”. Soprattutto nei casi in cui ci sia una presa di ostaggi. E’ il caso del revolver falso usato dai due assassini contro le suore e la donna nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray.

Per alcuni esperti, però, l’uso di queste armi falsi è segno di un certo “dilettantismo”. “Questi individui chiaramente non hanno i contatti necessari per ottenere armi vere nel mondo del crimine, o il know-how per usarle”, dice il sociologo Farhad Khosrokhavar, direttore dell’Osservatorio sulla radicalizzazione alla Maison des sciences de l’homme. Dello stesso avviso l’islamologo Mathieu Guidère, che preferisce parlare di “terrorismo artigianale”, “una forma di azione che utilizza i mezzi a propria disposizione per seminare il terrore giocando sulle apparenze”. Ma, seppure inoffensive, queste armi giocattolo possono rivelarsi formidabili perchè “riescono a dare sicurezza agli attentatori che – spiegano ancora gli esperti – si ‘travestono’ e assumono l’allure del guerriero, auto-convincendosi di andare in guerra”. Sicuramente c’è un “modello emulativo”, sostiene ancora il sociologo Khosrokhavar. “Questi individui hanno guardato la Tv, ha visto gli attacchi di Parigi, quelli di Bruxelles e alcuni di loro cercano di identificarsi e diventare gli ‘eroi negativi’. Vogliono la morte ma al tempo stesso cercano il loro momento di gloria sui media”, conclude.

 

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