Caso Scazzi. Tutta la verità di Misseri: “Sabrina l’ha uccisa con la mia cintura”

AVETRANA – Dopo il sopralluogo di ieri, dalla Procura di Taranto spuntano i raccapriccianti particolari del racconto di Michele Misseri, che ha accusato la figlia di essere l’assassina di Sarah Scazzi, e ricostruisce passo dopo passo quel tragico 26 agosto.

Per i Pm il quadro è completo, le indicazioni di Michele combacerebbero con le indagini finora svolte e saranno proprio queste ultime rivellazioni a pesare sulla decisione del tribunale del Riesame, che martedì si riunirà per decidere sulla sorte della figlia Sabrina.
Dopo le anticipazioni di ieri adesso si scopre che l’arma del delitto non fu la corda, bensì una cintura di Michele. Ma vediamo i fatti raccontati dall’uomo, prima definito come un padre-padrone e poi rivelatosi l’anello più debole all’interno di questa famiglia dall’apparente normalità.

Michele il giorno dell’omicidio rientra nella sua abitazione di Via Deledda intorno alle 13,35, mentre Sabrina e la moglie Cosima dormono. L’uomo – sempre secondo la sua ricostruzione – si cucina da mangiare e poi si addormenta sullo sdraio in cucina, diventato da mesi il suo letto. Circa una ventina di minuti più tardi, Michele viene svegliato dalle grida di Sabrina. “Papà scendi, è successo un casino”. A quel punto Michele sarebbe sceso in cantina e avrebbe visto il corpo di Sarah sul pavimento del garage ormai privo di vita, con la sua cinta stretta al collo della ragazzina. Cintura che Michele ha fatto ritrovare sempre ieri nella sua Seat Marbella. Michele decide subito di prendersi tutta la colpa, mentre la figlia lo sollecita ad aiutarla. Anzi nel panico della situazione i due devono fare presto perchè a breve sarebbe arrivata la sua amica Mariangela, con la quale quel giorno aveva appuntamento per recarsi al mare. Quando l’amica raggiunge Via Deledda Sabrina è già in strada agitata. Le dice addirittura che Sarah sarebbe stata presa. Una frase confermata più volte dalla stessa Mariangela. Così mentre le due ragazze vanno alla ricerca di Sarah, Michele  carica in cadavere nella sua automobile e lo porta nelle campagne di contrada Mosca. Qui spoglia la ragazza, brucia i vestiti, nasconde le chiavi della giovane e sotto un albero di fico abusa di lei. Un particolare scabroso che aveva già confessato durante i primi interrogatori. Poi porta il cadavere vicno al pozzo  e lega una corda di canapa al collo di Sarah, (rinvenuta sempre ieri all’interno dell’Opel Astra di Cosima), con la quale cala l’esile corpo.

Michele racconta la sua versione con estrema precisione, arriva addirittura a mimare i movimenti di quegli attimi terribili, durati in tutto 40 minuti. Alza la pesante pietra che nascondeva il maledetto buco dove venne occultato il cadavere. Insomma per gli inquirenti il cerchio si chiuderebbe, Michele sarebbe credibile. Ma per i legali di Sabrina si tratterebbe dell’ennesima bugia. Intanto rimane il dubbio su Cosima, la moglie che dice di non aver visto e sentito nulla quel giorno e che adesso vuole guardare negli occhi il marito, il quale prima ha cercato di salvare la figlia e poi, probabilmente assillato dai rimorsi del folle gesto ha deciso di dire tutto. Ora manca un’altra verità, quella di Sabrina.

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