Tassare i capitali scudati sembra un’ipotesi tramontata ma potrebbe prendere vigore un nuovo scudo fiscale sfruttando la “Tobin tax”. Maroni sta convincendo Bossi a non ostacolare la riforma delle pensioni di anzianità
ROMA – Aumenta lo scetticismo dei tecnici sulla possibilità di tassare i proprietari di capitali “scudati”. Mano mano che passano le ore si fa difficile l’ipotesi lanciata dal Pd ed accolta da ampi settori della maggioranza. Il problema principale è dato dal fatto che la maggior parte dei capitali rientrati con lo scudo fiscale del 2009 devono restare anonimi e nei fatti lo sono, tanto da essere stati oramai movimentati non appena si sono diffuse le voci di una tassazione straordinaria. Molti esponenti della destra si sono anche appellati al “factum fiduciae” contratto fra lo Stato e gli evasori, asserendo che non ci si può rimangiare la parola data. L’argomento, però, appare molto debole, visto che lo Stato fino ad ora non si è fatto scrupoli di rimangiarsi la parola data in materia di pensioni, di trattatamento di finte rapporto e perfino di tredicesima mensilità con i lavoratori dipendenti e non si vede, quindi, perché il problema dovrebbe sorgere adesso con il popolo dei malfattori premiati a suo tempo da Tremonti.
ECCO ALLORA L’IDEA DI UN NUOVO SCUDO FISCALE, ancora una volta frutto delle mirabolanti capacità paranormali del nostro ministro dell’economia. A dimostrazione che oramai segue il metodo del rabdomante, letteralmente non sapendo che pesci prendere, quasi stritolato dalle opposizioni interne ed esterne alla sua “filosofia”, sarebbe pronto a fornire un altro assist ai miliardari a suo tempo scudati e non. L’idea è quella di sfruttare la “Tobin tax” rilanciata in grande stile da Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, per offrire ai malfattori italiani un’altra ancora di salvataggio.
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IL PDL STA PRESSANDO MARONI PER CONVINCERE BOSSI A CEDERE sulle pensioni. Il ministro degli interni ha fatto sue le profonde preoccupazioni di sindaci come Flavio Tosi che vedono nella manovra e nei possibili correttivi un vero e proprio attentato al federalismo fiscale e alle possibilità di tenuta degli enti locali dopo il massacrante taglio presente nel decreto economico. Maroni si sarebbe convinto della necessità di rivedere le pensioni anche dal suo punto di vista: i pesanti tagli imposti a tutti i ministeri dalla cura di cavallo del ministro economico metterebbero, secondo lui, a rischio la sicurezza interna.