Metastasi politica. E gli “indignati” crescono a vista d’occhio

ROMA – Il copione non cambia di una virgola. Berlusconi non va in Aula, Bossi tratta da “somari” coloro i quali espongono il tricolore, e il Pd si rifugia nei seminari per trovare l’ispirazione politica che gli consenta una spallata decisiva per “buttar” giù questo governo.    Come dire: “Niente di nuovo sul fronte italiano!” 

In verità c’è molta carne al fuoco ma è una lotta impietosa contro il tempo, anche se nessuno sembra volerlo capire. Probabilmente tutti sanno perfettamente ciò che accade ma altrettanto bene continuano a gestire la situazione in modo che niente cambi di una virgola. Tremonti e Berlusconi hanno in questo momento il destino simile se non proprio uguale. Entrambe sono “tenuti in vita” dalla scaltra e cinica politica di Bossi e della sua Lega. Lo spavaldo Senatur continua ad esibirsi e fare proclami ma è il primo a sapere che non farà nulla di quello che annuncia fino a quando avrà la possibilità di foraggiare il suo partito stando al governo.

Se questo cade la Lega scompare risucchiata nel vortice di contraddizioni e danni che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare l’azione governativa. Questa volta sarebbero gli stessi ceti meno abbienti sui quali aveva fatto presa togliendo voti e consensi persino alla sinistra, a chiedergli spiegazioni alle quali non avrebbe risposta da dare. Il populismo gridato è ormai alla fine ed allora meglio rimanere in plancia di comando più che si può!  Il referendum per l’abrogazione della legge elettorale in vigore ha già raggiunto un numero considerevole di firme e tutto lascia da pensare che sarà la prossima scadenza alla quale saranno chiamati ad esprimersi i Cittadini italiani.  Ecco spiegato l’annunciato quanto lento dispiegamento di forze di un Pd che sembra quasi non aver fretta. Il maggior partito dell’opposizione pensa a ritrovarsi in un appuntamento seminariale sulla Socialdemocrazia quando ogni giorno il nostro governo, soprattutto grazie a Berlusconi ed al suo principale socio & alleato che lancia strali dalla “sua” Padania, offrono spunti e materiale per un lavoro che non lascia dubbi alla strategia politica che dovrebbe esser portata avanti.  Non esistono più regole tanto che lo stesso Berlusconi si permette pure di affermare che si trova in uno Stato di polizia! Di quale stato parli non è dato sapere, Lui che ne dovrebbe invece rispondere per primo in qualità di Presidente del Consiglio. Il dito medio di Bossi, un Ministro della stessa Repubblica (Brunetta) tranquillamente etichettato come “pirla”, il Premier che se ne frega della magistratura e non si presenta ai processi né tanto meno si mette a disposizione degli Organismi deputati alle indagini, colpi di decreti dai contorni sorprendenti e allucinanti (futura e probabile abolizione dei certificati antimafia) altro ormai non sono che note di cronaca. In questa cornice depressiva, somigliante ad una fase distimica tendente al netto ribasso, l’opposizione pensa a studiare.

Malgrado questo c’è anche un’Italia che non si arrende; è l’Italia dello stato di diritto, del Cittadino che sta organizzando la propria “indignazione” che sfocerà nella più che probabile manifestazione di piazza del 15 ottobre a Roma. Gli indignati crescono, sono sempre più numerosi, scoprono di avere troppe cose in comune e altrettante da rivendicare. Sono i tanti Cittadini precari, disoccupati, sfruttati, dilaniati dai provvedimenti che alla fine colpiscono sempre loro tanto da spingerli, sulla spinta del movimento che ha preso origine in Spagna, a “indignarsi” apertamente anche nel Nostro paese.   La situazione non è delle più incoraggiati; non si può essere entusiasti, neppure quando si assiste alla costruzione di una protesta ampia e diffusa: è il chiaro segno della disperazione che si respira, della delusione, scontentezza, delle nubi che avvolgono il futuro di milioni di Persone.  Forse anche Berlusconi e Bossi non sono altro che a punta di un iceberg che indica quanto siano gravi le condizioni cliniche di un sistema sociale ed economico che ha mostrato tutti i suoi limiti tanto da spingerci alla diagnosi di malattia in fase terminale.

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