Sciopero Fiom: cadono le ultime resistenze all’interno del PD

L’unità del centrosinistra sembra allontanarsi ancora di più

ROMA – Sinceramente non è facile esprimere una valutazione sui meccanismi in atto, ma la cosa certa è che il PD sta veramente avviandosi lungo una china disastrosa, per il paese e per la sua stessa politica. In molti stavano guardando a Stefano Fassina con speranza, come a colui il quale (malgrado abbiamo a suo tempo doverosamente ricordato che è pur sempre il Direttore scientifico di NENS, il periodico di Bersani & Visco) poteva mantenere saldo l’anello di congiunzione con una vera politica di sinistra. Così non sembra più. All’indomani dell’annunciata partecipazione allo sciopero della FIOM, il Responsabile economico dei Democratici ha fatto dietrofront! La motivazione sembra essere l’annunciata partecipazione allo sciopero di esponenti del movimento NO TAV. Il quadro si sta ormai definendo in tutta la sua chiarezza: siamo in presenza di una vera svolta a destra dello stesso PD. Sgombriamo il campo dagli equivoci, non è l’ossessione della collocazione politica in quanto tale, ma bensì la presa d’atto del fatto che sul palco di Roma la FIOM ha invitato tutti quei soggetti che ad oggi si riconoscono in un progetto alternativo al governo Monti. Così è se vi pare! Illustrando il programma della manifestazione, la stessa organizzazione sindacale dei metalmeccanici italiani ha indicato la presenza di Sandro Plano, presidente della Comunità montana della Val di Susa, di un rappresentante del Movimento per l’acqua, oltre ovviamente ai numerosi lavoratori metalmeccanici soprattutto appartenenti ai grandi Gruppi industriali quali Fiat, Fincantieri, Finmeccanica e Wagon lits. Significativa la presenza di Yannis Stefanopoulos, presidente del sindacato dei metalmeccanici greco (POEM) e di molti altri esponenti del mondo della cultura italiana.

 

Il segretario della FIOM, Landini, non si nasconde dietro a un dito affermando che “La nostra manifestazione mette al centro la democrazia, il lavoro, inteso come numero di posti di lavoro e difesa dei diritti, la riconquista di un nuovo contratto nazionale degno di questo nome e la conferma della nostra contrarietà rispetto alle scelte della Fiat”. Il mondo dei lavoratori che si riscontrano nell’alternativa al liberismo di Monti e Soci si ritroverà dunque compatto a Roma il 9 marzo. Questa è una linea politica precisa, sia pur portata avanti da un’organizzazione sindacale che comunque ha riscosso ad oggi l’adesione di molte altre forze politiche che vanno dall’IDV a SEL fino ai Comunisti di Rifondazione e della Federazione della Sinistra. Il no al liberismo Montiano è netto e lampante.

 

Questo accade nel momento in cui le tensioni interne al maggior partito dell’ex opposizione parlamentare stanno implodendo con effetti devastanti. Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, noto per le sue doti di equilibrio e buonsenso, è tra i più sorpresi e preoccupati per quanto sta accadendo nel suo stesso partito e non manca di sottolinearlo con tono diretto e sofferto: “Guardando allibito l’incredibile dibattito che si è aperto nel nostro gruppo dirigente nazionale, posso sommessamente far presente a tutti che tra 60 giorni si vota per le amministrative e che nei 28 comuni capoluogo e in centinaia e centinai di altri comuni andremo con un’alleanza di centrosinistra? Potreste anche solo un pochino farvi carico del fatto che ci sono migliaia di militanti e candidati che si stanno battendo per vincere contro la destra e che non è proprio un’idea geniale quella di sbranarsi con troppa facilità, attraverso le pagine dei giornali, proprio su questi temi e in questi momenti? Grazie. Ve ne saremo grati”. Le frasi di Zingaretti richiamano l’attenzione sui recenti e aperti scontri avvenuti tra Enrico Letta e Bersani, le due “anime” del PD che sembra (su questo nutriamo ancora ulteriori perplessità) vogliano contendersi lo scettro della leadership dello stesso partito, o meglio, la titolarità di poter indicare la via politica che resta comunque sempre più tendente ad un avvicinamento verso il centro moderato. Si riaprono dunque i giochi all’interno del centrosinistra, e si mettono ancora una volta in discussione le paventate alleanze tra SEL, IDV e PD.   Detto così sembrerebbe la fotografia di quarantanni di obsoleta politica, ma nei fatti si parla di qualcosa di ben più sostanzioso: una linea del Piave che potrebbe decretare una spaccatura significativa nel quadro politico italiano. Le “spiegazioni” date da Bersani non reggono.

 

Il PD non parteciperà  allo sciopero di Roma cogliendo il pretesto della presenza di esponenti della NO TAV (andrebbe ricordato che il presidente della comunità montana della Val susa, Sandro Plano, è iscritto al PD ed è stato sindaco di Susa) ed in quanto tale evidenzia il camuffamento del vero motivo di questa “rinuncia”. Inutile affermare che “la piattaforma della FIOM per il 9 marzo non è contro il governo Monti ma coglie aspetti centrali delle rivendicazioni che lo stesso PD sostiene”, perché questo non è assolutamente vero. La piattaforma rivendicativa della FIOM, come abbiamo scritto sopra, abbraccia un vasto arco di rivendicazioni che sono il cardine della contrarietà alla politica portata avanti dall’ex Rettore della Bocconi da tempo ormai nel cuore del Partito Democratico. La Telenovela continua, la saga di un partito dalle mille ambiguità prosegue tra lo stupore e lo sconcerto di moltissimi militanti e sostenitori.

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