Regione Lazio. Una notte dai magnifici sette, simbolo di una lotta per i diritti. Le foto

ROMA – Da cinque giorni  2 uomini e 5 donne occupano l’impalcatura al tredicesimo piano della sede della Giunta regionale del Lazio.

La protesta scattata lunedì scorso dai precari e dai movimenti uniti contro la crisi chiede insistentemente a Renata Polverini di avere un incontro per discutere delle questioni sociali, abitative, ambientali e soprattutto quelle che riguardano l’erogazione dei fondi per il reddito minimo garantito. Per ora nessuna risposta fattiva è giunta dalla neo governatrice, nonostante a  chiederlo a gran voce siano migliaia di persone, tra precari, sindacati di base e movimenti che si battono da anni per il diritto all’abitare. Per questo Pino, Emiliano, Jenny, Manuela, Ramona, Lisette e Veronica, i magnifici 7 come li hanno ribattezzati, continuano questa occupazione diventata il simbolo di una lotta sociale in cui molti si riconoscono. Durante la notte voltando lo sguardo verso il tetto dell’edificio s’intravedono a malapena le sagome  di queste persone, mentre sotto la sede regionale un centinaio di persone dei gruppi movimentalisti e dei sindacati di base continuano il presidio permanente per assistere e dar manforte ai “sette”.

C’è chi dal basso ha acceso un fuoco per scaldarsi su un grande bidone di latta, chi ha collegato un potente stereo alimentato da un gruppo elettrogeno dal quale rimbomba una musica tipicamente latino americana,  e chi di passaggio alza la testa verso l’alto, agita le mani e grida a squarciagola per mandare un saluto ai loro compagni di sventura che dovranno affrontare l’ennesima notte in una situazione davvero precaria. Una notte buia, questa, in cui le raffiche di vento freddo penetrano la pelle. “Questa notte è stata veramente dura – ci ha confidato questa mattina Pino, che abbiamo raggiunto telefonicamente – perchè rispetto agli altri giorni la temperatura si è abbassata notevolmente. Ma noi non ci arrendiamo, abbiamo tutte le energie per andare avanti”.
Non sono quindi le condizioni metereologiche a fermare questa azione eclatante, intrapresa esclusivamente per aprire una trattativa con le istituzioni il cui obiettivo è quello di creare maggiori  garanzie alle fasce sociali più deboli di questo paese, stretto nella morsa di una crisi economica che non risparmia nessuno.

“Qui nessuno demorde, – ci ha raccontato durante la notte un giovane ragazzo dei movimenti –  perchè quando l’esasperazione arriva al limite della sopportazione tutto diventa possibile.”  Precari, disoccupati senza casa o solo persone che ormai non riescono ad arrivare alla seconda settimana del mese. Insomma migliaia di persone alle quali viene negato il diritto all’abitare come sancisce non solo la nostra Costituzione, ma anche la dichiarazione universale dei diritti umani.

Le richieste avanzate dai movimenti non  sono privilegi particolari, bensì il sacrosanto diritto di poter vivere una vita dignitosa e non ai margini di una società dove si sopravvive a stenti nell’incertezza del futuro.
Nelle 48 pagine del piano programmatico stilato da Renata Polverini durante la sua campagna elettorale “Con te, futuro, famiglia e salute”, la parola “sociale” compare per ben 41 volte; dal diritto all’istruzione a quello della casa passando per l’assistenza sanitaria per le fasce più deboli.  Insomma “La rete della fragilità” come riporta il documento,  si enunciano come una panacea azioni di sviluppo sociale ad ampio raggio. I soliti buoni intenti studiati a tavolino per racimolare qualche voto in più. Alla fine i veri problemi restano. Non serve fare studi approfonditi, magari pagati profumatamente. Basterebbe guardare con  oggettività quello che sta accadendo,  venire qui una sola notte ad ascoltare  le centinaia di persone che senza false retoriche raccontano le loro drammatiche storie personali alla ricerca di un futuro migliore. Ci vorrebbe veramente poco per comprendere le proporzioni delle dilaganti problematiche sociali, che stanno investendo gran parte dei cittadini e dalle quali non può esimersi chi svolge ruoli chiave nelle istituzioni. Basterebbe mettersi in ascolto di chi un futuro non ce l’ha davvero.
Intanto il silenzio di questa fredda notte viene rotto dall’urlo di uno degli occupanti: “corda, corda”, si sente gridare dall’alto. Arriva una fune calata dal 13mo piano nella quale verrà assicurata una sacca al cui interno si trovano delle bevande calde. “Eh, sì – ci racconta un attivista – questa notte sarà veramente dura”.

La protesta continua.
Oggi è prevista una  mobilitazione a partire dalle 16 sotto la regione Lazio di Via Cristoforo Colombo.

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