Egitto: il regime di Mubarak è alla fine della corsa. Si salvi chi può!

IL CAIRO – Man mano che passano le ore, in Egitto aumenta la consapevolezza che la tenuta del regime di Mubarak sia ormai appesa ad un filo.

Nell’apparato, che esercita il potere politico ed economico del Paese mediorientale, in molti sono certi che il crollo sia imminente a causa del peso della sommossa popolare. Mentre il mondo assiste impotente all’allarmante dilagare della rivoluzione egiziana, nel Paese dei Faraoni chi può lascia per sfuggire al dramma che si sta compiendo. Un ‘si salvi chi può’ generale lanciato nelle ultime ore a cui in tanti stanno aderendo. E’ risaputo che in certi casi è l’istinto di sopravvivenza a prevale sulla ragione.

La leggenda vuole che siano i latrati dei cani o i miagolii dei gatti ad avvisare gli uomini, con ore di anticipo, di un pericolo imminente in modo che possano mettersi in salvo in tempo. Allo stesso modo gli ultimi avvenimenti e il fatto che nonostante il presidente egiziano, Hosni Mubarak abbia destituito l’esecutivo non sia bastato a spegnere la rivolta è raccolto come un segnale di imminente collasso del regime. Pertanto di fronte al precipitare degli eventi in tanti abbandonano il Paese. E’ risaputo che i topi più astuti abbandonano la nave, dopo aver sentito non soltanto puzza di naufragio, ma anche le parole sconnesse del capitano che ormai in coma non riesce più a governare la nave.  Sono ormai cinque giorni che il paese è in preda ala caos a causa di una sommossa popolare.

La gente è scesa in strada a manifestare contro il governo e a chiedere che Mubarak lasci il potere. La rabbia del popolo si è scatenata soprattutto nelle strade e nelle piazze del Cairo, di Alessandria, di Suez, di Ismailia e di Rafa. Manifestazioni affrontate dalle forze di sicurezza egiziane a colpi di manganelli, idranti, gas lacrimogeni, pallottole di gomma e cariche. Una dura repressione che ha favorito il nascere di cruenti scontri tra manifestanti e polizia. Alla fine, in meno di 48 ore, sono stati almeno 70 i morti e un migliaio i feriti. Un bilancio destinato certamente a salire e che ha portato il computo totale delle vittime a 100 morti, tra cui due bambini. Oggi erano in circa 1.500-2mila le persone che cercavano un imbarco nello scalo aereo della capitale egiziana. L’autorità dell’aeroporto ha reso noto che nelle ultime dieci ore sono partiti dal Cairo 19 jet privati. A bordo per lo più familiari di uomini d’affari. Nella gran parte, i piani di volo dei jet prevedevano una rotta verso il Dubai. Mentre la tv araba ‘al-Jazeera’ annunciava che i due figli del presidente egiziano Mubarak, Alaa e Jamal, erano a Londra con le loro famiglie citando come fonte la comunità egiziana in Gran Bretagna. Secondo il network arabo anche Suzanne Mubarak, consorte del presidente egiziano, è fuggita a Londra. Gamal era stato indicato come il successore del padre alla presidenza dell’Egitto.

Entrambe le notizie sono state smentite dalla televisione di Stato egiziana. Una fuga dal Paese che se risultasse essere vera potrebbe essere il segnale che Mubarak si sta preparando a lasciare il potere. La notizia per ora è solo una delle tante ‘chiacchiere’ che nel caos generato dalla sommossa popolare si stanno susseguendo. Come quella della fuga dall’Egitto de familiari del magnate egiziano, proprietario di Wind, Naguib Sawiris. Secondo alcune voci circolate nel pomeriggio sette componenti della famiglia Sawiris si sarebbero messi in volo con un jet privato dirigendosi verso l’Italia. La notizia è stata smentita dalal stessa Wind Telecom. Un significativo segnale dell’instabilità e insicurezza del Paese mediorientale arriva dalla notizia che il personale diplomatico accreditato al Cairo insieme ai loro familiari sono rientrati oggi in Israele con un volo approntato con urgenza e in gran segreto e partito dalla capitale egiziana stamani diretto all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Al Cairo è rimasto solo l’ambasciatore israeliano e pochi funzionari indispensabili a mantenere operativa l’ambasciata.

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