Legislative afghane: decaduti 24 eletti e arrestati membri commissione elettorale

KABUL – Scoperchiato il pentolone in Afghanistan. Ci sono le prove certe che le elezioni legislative sono state viziate da brogli e frodi elettorali.

La magistratura afghana ha annunciato di avere le prove che alcuni funzionari governativi sono coinvolti nei brogli e che già otto persone sono state arrestate. Ai funzionari sarebbero andate somme di denaro variabili tra gli 80mila e i 220mila dollari elargite da candidati o loro sostenitori. Tra gli arrestati due membri della Commissione elettorale indipendente afghana, Iec, accusati di brogli in merito allo scrutinio. Per un altro membro spiccato invece, un mandato d’arresto in quanto risulta essere irreperibile.

 

I due portavoce dell’Iec e della Commissione per i reclami elettorali, Ecc, sono stati invece, sospesi dalle loro funzioni. La svolta ieri dopo che il procuratore generale di Kabul, Mohammad Ishaq Alako aveva annunciato che era in corso un’inchiesta sulle elezioni parlamentari svoltesi il 18 settembre scorso. Un voto richiesto per il rinnovo della Wolesi Jirga, Camera bassa. Indagini condotte sulla legittimità o meno dell’intero processo elettorale. L’annuncio era stato fatto in concomitanza con l’ufficializzazione dei risultati definitivi del voto con cui sono stati eletti i nuovi 249 deputati.

 

La Iec ieri aveva reso infatti, noto la lista ufficiale di 238, su 249, deputati eletti. Dalla lista mancavano i nomi degli 11 deputati eletti nella provincia sud-orientale di Ghazni, una delle 34 province afghane. In questa provincia sono ancora in corso verifiche del voto. L’intervento della magistratura di certo rimetterà in discussione questi risultati definitivi annunciati. Risultati che erano attesi per il 30 ottobre scorso dopo che quelli non definitivi erano stati pubblicata il 20 ottobre scorso.  Risultati quindi che erano già stati annunciati con un forte ritardo, dopo oltre due mesi dal voto. Un ritardo dovuto ad un’accurata verifica in corso che era seguita alla presentazione di oltre cinquemila denunce di frode e brogli elettorali. Una verifica che ha condotto alla cancellazione di circa un quarto dei voti espressi, per intenderci 1,5 milioni di schede votate. Gli arresti avvenuti solo dopo la proclamazione degli eletti non è casuale. La magistratura afghana infatti, ha atteso, prima di intervenire, che il processo di verifica fosse portato a termine. L’ufficio del procuratore generale cercherà ora di far luce proprio sulle attività criminali emerse da questa verifica, e quindi commesse, durante il voto per le legislative afghane.

Dal procuratore Alako sono giunte anche critiche alla commissione elettorale per aver rilasciato prematuramente i risultati non definitivi, il 20 ottobre. Una critica derivante dal fatto che l’annuncio ha innescato proteste e disordini nel Paese asiatico condotte dai candidati alle elezioni parlamentari per protestare contro i brogli verificatisi. Una critica che si è rinforzata dopo che da quella lista, la commissione ha poi, dovuto, dopo la successiva verifica, escludere oltre un decimo dei nomi presenti. Un depennamento dovuto al fatto che molti di quei candidati sarebbero di fatto, stati eletti grazie a brogli, e che per questo sono anche stati denunciati alla procura generale con l’accusa di brogli diffusi e violazione della legge elettorale. In totale è stata invalidata l’elezione di almeno 24 dei candidati che erano stati già dichiarati eletti. In totale, i candidati esclusi, sono un centinaio. Un esclusione che però, i diretti interessati non ci stanno ad accettare. Anche oggi, come accade da molte settimane, hanno dato vita a manifestazioni di protesta in tutto il Paese asiatico. Nella capitale afghana Kabul centinaia di persone, tra candidati esclusi, deputati non confermati e loro sostenitori, si sono riversate nelle strade denunciando la manipolazione del voto a favore delle elite al potere.

 

Tra i candidati la cui elezione è stata revocata ci sono anche undici fedelissimi del capo dello stato afghano, Hamid Karzai. Altri tre sono stati bocciati per non aver rinunciato ai rispettivi incarichi governativi. Tra gli esclusi anche Hashmat Khalil Karzai, un cugino del presidente Karzai. Questi ha accusato le autorità elettorali di aver agito politicamente per danneggiarlo. Il nome di Hashmat era presente tra quelli della lista dei risultati non definitivi del 20 ottobre scorso, poi il suo nome è stato escluso, come quello di altri, per brogli e frodi elettorali. Un’altra conseguenza dell’annuncio, ritenuto prematuro, dei risultati non definitivi è l’aggravarsi dello scontro in atto tra i due principali organismi elettorali, la Commissione elettorale indipendente, Iec, e la Commissione per i reclami elettorali, Ecc, e il governo del presidente Karzai. Il leader afghano non è riuscito a mandare giù facilmente il fatto che circa 90 dei 249 seggi del parlamento da assegnare siano andati all’opposizione. Agli uomini del presidente Karzai sono andati appena un centinaio di seggi. Un dato di fatto questo, che ha determinato la fine del controllo del parlamento da parte dei Pashtun, il maggiore gruppo etnico dell’Afghanistan e a cui appartiene anche Karzai.

 

Di questo, i leader Pashtun, hanno denunciato essere stati responsabili i Talebani, concentrati soprattutto al sud e est, che hanno impedito alla gente di andare a votare. Comunque sia, anche se  hanno perso la maggioranza, i poteri che competono al parlamento afghano sono piuttosto limitati e non tali da poter costituire un problema per il capo dello stato afghano, il Pashtun Karzai. Il risultato ha comunque galvanizzato l’opposizione ed il suo leader, l’ex ministro degli Esteri ed ex candidato alle presidenziali del 2009, Abdullah Abdullah ha promesso che farà pressioni sul governo, dentro e fuori il parlamento, per ottenere riforme e cambiamenti positivi. Per ora una sola cosa è certa. Per quanto è accaduto finora in Afghanistan durante e dopo il voto del 18 settembre scorso ha leso enormemente alla credibilità della consultazione uscita così pesantemente compromessa, da indurre molti a chiederne una ripetizione. Eventualità questa, esclusa categoricamente dal capo della Iec, Fazl Ahmad Manawi. Le Nazioni Unite, pur avendo riconosciuto l’esistenza di considerevoli frodi elettorali,  ha definito il voto di settembre un importante passo avanti per l’Afghanistan.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe