La crisi economica brucia milioni di posti di lavoro

ROMA – Si fa un gran parlare della crisi e della crescita. Le parole si sprecano.  Ma i numeri parlano più delle parole e ci descrivono un quadro agghiacciante. L’Oli e l’Ocse hanno preparato un rapporto consegnato ai ministri del Lavoro e dell’Occupazione che partecipano alla due giorni del G20  in corso a Guadalajara (Messico).

Dal 2008 la crisi ha bruciato 21,3 milioni di posti di lavoro nei paesi del  G20 A fine 2011 ci sono 101 milioni di disoccupati, senza contare gli scoraggiati. 37 milioni di ragazzi tra i 15 e i 24 anni sono senza lavoro. Per tornare ad un tasso di occupazione prima della crisi bisogna creare 21 milioni di posti di lavoro nel 2012. Ma se l’occupazione continua a crescere al tasso corrente, pari all’1,5%, colmare il divario “sarà impossibile. Figuratevi in Italia e nei paesi del vecchio continente dove l’occupazione non cresce di una persona, anzi diminuisce.

Per la crescita solo parole, la speculazione impazza
Tutto questo avviene mentre da anni Capi di stato, di governo,organismi nazionali economici e finanziari internazionali,  tutte le diverse articolazioni tecnocratiche dell’Unione europea, Fondo monetario,  Banche e banchieri, partecipano a incontri riunioni, ora giurano che la Grecia deve rimanere  nella zona dell’euro, magari, come la Merkel ,dopo aver affamato, è la parola esatta, questo Paese ormai allo stremo. Fa piacere che la politica europea si sia rimessa in movimento dopo la vittoria di Hollande in Francia e che la Cancelliera tedesca paghi un prezzo molto in termini di perdita di consensi elettorali. Fa meno piacere che il governo di Berlino abbia deciso di aumentarsi gli stipendi, arretrati compresi. Bene comunque che le acque si siano smosse. Sarebbe utile che, però, venissero prese anche decisioni per la crescita prima che le politiche adottate dall’Ue, rigore, pareggi in bilancio, punto e basta provochino altri disastri, come avverrebbe se, malgrado i giuramenti, la Grecia fosse abbandonata a se stessa, mentre anche la Spagna rischia grosso. Il problema è che la speculazione corre veloce, i grandi gruppi finanziari in mancanza di regole certe fanno il bello e il cattivo tempo.

Gli Stati camminano con  la velocità delle tartarughe
Gli  Stati camminano con la velocità delle tartarughe, quando non  vanno all’indietro come il gambero Ora tutti attendono l’incontro con Obama, a Camp David,  poi le riunione dei capi di stato e di governo, dei ministri economici. Ma nei singoli paesi, prendiamo l’Europa, epicentro della crisi importata dagli Usa, non c’è segno di iniziative  per la crescita. Si dice che dalla crisi, dalla recessione, si può uscire tutti insieme. Ognuno da solo non ce la farà. E se qualcuno esce fuori dal coro viene subito rimbeccato “ l’Europa non lo consente”.  Fior di economisti, anche liberal e non solo liberisti, ovviamente quelli legati mani a piedi ai governi di destra, scrivono veri e propri trattati . Accade così  che  le uniche politiche “ consentite” ai governi  e ai  Parlamenti nazionali sono quelle che rispondono alle parole “austerità”,” rigore”. Per non parlare di un sempre più abusato ritornello sulle “riforme di struttura”,  che sarebbero il toccasana miracoloso per scacciare la recessione. Ma quali sono queste famose riforme? Quelle relative alle pensioni, non per migliorare la qualità della vita degli anziani, ma per renderla più difficile non solo per l’allungamento sproporzionato dell’età pensionabile ma anche per la perdita di valore sempre più consistente dell’assegno mensile. Altra “ riforma “ è quella del welfare che si vuole ridurre al lumicino, quando non si punta ad eliminarlo totalmente. Proprio il welfare, un nuovo welfare, universale, potrebbe essere il terreno sul quale si cimentano, in Italia, in Europa e nel Mondo le forze di sinistra, socialiste, progressiste. Altra “riforma” è quella del mercato del lavoro nel mito della flessibilità, leggesi licenziamenti facili , precariato, attacco ai diritti e alle libertà. L’aver resistito, anche se pagando qualche prezzo, all’assalto all’articolo 18 del nostro Statuto dei lavoratori e senza dubbio un segnale positivo. Si volevano colpire le possibilità di reintegro in Italia per portare lo scalpo in giro per tanti altri paesi, dove il reintegro esiste in varie forme.

Il lavoro nelle proposte dei sindacati di tutto il mondo
La realtà è che, l’unica  parola che può dare una speranza per il futuro, “lavoro,” non fa parte del vocabolario di una politica che ancora fonda la sua essenza nel mercato,  senza vincoli,, senza diritti dei lavoratori, senza futuro per i giovani. Da Guadalajara vengono alcune indicazioni molto concrete da parte delle organizzazioni sindacali di tutto il mondo consegnate ai ministri che partecipano al G20. Chiedono di porre al centro dei lavori “misure urgenti e coordinate per promuovere la crescita e la soluzione della gravissima crisi occupazionale a livello mondiale”. Fra queste misure l’introduzione  di una tassa sulle transazioni finanziarie, cosa che fa rabbrividire Angela Merkel, per la creazione di posti di lavoro di qualità ed ecosostenibili, un Patto per l’occupazione giovanile, un Piano G20 per programmi nazionali di sicurezza sociale cofinanziato da governi,Banca Mopndiale, Banche di sviluppo regionali, nuova occupazione in settori determinanti per la difesa dell’ambiente, le tecnologie verdi,le tecnologie rinnovabili, il  riequilibrio nella distribuzione dei redditi andata a svantaggio del lavoro negli ultimi venti anni. Si tratta di proposte di buon senso  di cui  Elsa Fornero,ministro del Lavoro appunto, potrebbe riportare in Italia, consegnarle a Monti. Perlomeno come promemoria.

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