Borse giù. Spread vola. I tagli e la Rai, oscena vicenda

ROMA – L’ Europa fibrilla. Le Borse vanno giù, a picco ancora una volta. I titoli bancari colpiti a Piazza Affari da sospensioni a raffica. Milano chiude a -2,03%. 

Positiva solo  Londra che avanza dello 0,14%; male il Cac di Parigi che cede l’1,17% e il Dax di Francoforte. Le Borse peggiori sono Madrid (-2,99%) e Atuna nuova Longer-term refinancing operation (Ltro) che alcuni si aspettavano e a scontare la delusione sono soprattutto i titoli bancari colpiti a Piazza Affari da sospensioni a raffica. Milano ha chiuso a -2,03%. L’unico indice positivo è l’Ftse 100 di Londra che avanza dello 0,14%; male il Cac di Parigi che cede l’1,17% e il Dax di Francoforte. Insieme a Milano, le Borse peggiori sono Madrid (-2,99%) e Atene (-2,42%). A Wall Street il Dow Jones perde lo 0,2%, lo S&P 500 lo 0,3%, mentre il Nasdaq recupera lo 0,1%.

 A Wall Street il Dow Jones perde lo 0,2%, lo S&P 500 lo 0,3%, mentre il Nasdaq recupera lo 0,1%. Vola lo spread fra Btp e titoli tedeschi a 458, i titolo spagnoli a 536 punti base. Il rendimento dei titoli decennali tedeschi segna 1,40, gli italiani 5,93, soglia estremamente pericolosa, gli spagnoli il 6,70, più che allarme rosso. L’euro è ai minimi e scambia con il dollaro a 1,2385. Mentre una nuova bufera si abbatte sull’Europa in Italia si conclude una squallida, oscena, vicenda come la nomina dei consiglieri di amministrazione della Rai, con Berlusconi che detta legge, vuole la maggioranza e il presidente del Senato gliela concede. Monti intanto è alle prese con la” revisione della spesa”, tagli a non finire., all’esame del consiglio dei ministri. A Bruxelles  il premier italiano parla di crescita, lavoro, sviluppo. Rientra a Roma, rigore senza crescita, misure che aggraveranno la recessione.

Dopo Bruxelles già finita la luna di miele

 Il responso delle Borse è calato come una mannaia sul collo debole del vecchio continente. Il viaggio di nozze, la luna di miele, dopo il vetrice di Bruxelles è durato pochi giorni Gli osanna che avevano accompagnato i risultati del  Consiglio della Ue si sono spenti  presto ed è emersa una realtà ben diversa da quella di cui hanno scritto tanti quotidiani, in particolare quelli italiani. Il punto di forza del vertice, la “sconfitta” del cancelliere Merkel , il pugno di ferro di Monti, la messa in moto del meccanismo per combattere a speculazione, lo scudo anti spread non c’è. C’è un compromesso, un surrogato, ancora tutto da scrivere. Olanda e Finlandia hanno fatto da apripista facendo la voce grossa. Sanno bene che  non possono impedire che quanto votato a Brucelle possa diventare normativa europea. Ma sanno altrettanto bene che le modalità di quanto messo genericamente per scritto, l’impegno a combattere la speculazione, contano  e come. E queste modalità devono essere ancora decise. Non è un caso che Anghela Merkel, fra dolci baci e languide carezze, si fa per dire, scambiate con Mario Monti, di nuovo a Villa Madama, abbia buttato là una frasetta che ha raggelato Monti anche se lui ha fatto finta di niente. Le nuove norme si devono applicare “con le regole già in vigore”.  Il mercato e gli speculatori noi hanno preso atto, hanno capito che la pacchia non era finita.

Draghi, riduco i tassi di interesse. Ma la situazione è grave

Hanno atteso, senza tanti clamori, la decisione della Banca centrale europea che aveva annunciato a tutto il mondo la possibile riduzione dei  tassi di interesse. Che vi è stata, ma solo di un quarto di punto, un meno 0,25, cioè 25 punti base. Ora il tasso si attesta a 0,75. Ma Draghi ha  accompagnato la riduzione., non quanto si attendevano le banche che puntavano a liquidità a tassi agevolati con alcune osservazioni, che hanno raggelato i mercati. La situazione è molto incerta, affermava il presidente di Bce, le misure sono  estemporanee. E cominciava la giornata nera. Certo non un buon auspicio per un consiglio dei ministri alle prese con la “revisione della spesa”. Per ora di certo c’è solo che il decreto andrà in discussione alla Camera il 31 di luglio. Neppure questo è un bel segnale perché ci sono precedenti che lasciano ben poco da sperare. Le peggiori manovre recessive,infatti vengono messe in atto mentre c’è disattenzione, difficile è mettere insieme mobilitazione, lotte .Questa volta i tagli annunciati sono fra i più pesanti della storia economica del nostro paese. Si era detto che  occorrevano poco più di quattro miliardi per evitare l’aumento dell’Iva e per coprire gli interventi nei confronti dei terremotati dell’Emilia. In realtà i tagli dovrebbe portare nelle casse dello Stato più di dieci miliardi, cifra necessaria per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Tagli pesanti per la sanità, per il pubblico impiego, si riparla di  “pagelle “ per gli statali.

Tagli alla scuola pubblica, soldi in più a quella privata

Tagli alla scuola e all’università pubbliche per circa 200 milioni, identica cifra, ma in aumento, per scuole e università privata. In questa situazione qual è la preoccupazione maggiore del Pdl e di Berlusconi? Manterene la maggioranza nel consiglio  di amministrazione della Rai. Una vicenda tutta italiana, oscena per la dinamica che ha accompagnato l’elezione dei sette e chiama in causa l’operato del presidente del Senato. Schifani infatti ha sostituito un  membro della Commissione di vigilanza, un senatore del Pdl,che aveva annunciato un voto, secondo coscienza, dopo aver letto i curriculum di tanti candidati. La sua scelta era caduta su una candidata proposta dal movimento delle donne. Apriti cielo chiuditi terra. Via il reprobo, sostituito per ordine  di Schifani con un tale di “Coesione nazionale”, fedelissimo del Cavaliere. Il presidente del Senato messo  sotto accusa da Pd, Udc, Idv, Terzo polo  se la cava affermando che Zavoli, presidente della Vigilanza, aveva chiuso la seduta, non sospesa. Per cui si trattava di juna nuova riunione e lui poteva nominare un nuovo membro per mantenere gli equilibri previsti. Guarda caso nomina proprio un berlusconiano doc. Ora dovrà risponderne nell’aula del Senato. Anche questa e Italia. Purtroppo.

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