Election day in salsa politichese

ROMA – Il governo ha celebrato il suo primo anno, di vita, che si avvia ad essere l’unico nel modo peggiore possibile con il rinvio a marzo delle elezioni in Lombardia, Lazio e Molise, in nome di un election day tutto da verificare, rinvio ai tempi più lunghi possibili voluto dal Pdl che ha minacciato di togliere la fiducia a Monti.

In una intervista rilasciata a Repubblica, Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma e candidato del centrosinistra alla Regione Lazio va giù senza peli sulla lingua e afferma che “il governo si è piegato a uno scempio politico che  rischia di provocare un’ulteriore rottura del rapporto tra cittadini e istituzioni. “ E aggiunge ,  con evidente riferimento al Pdl :” Possono fare di tutto ma alla fine verranno spazzati via”. Ancora: “Ovviamente rispetterò la decisione che verrà presa anche se così viene anticipata la sentenza del Consiglio di Stato attesa per il 27 novembre. Ritengo comunque che votare a marzo sia un danno che avrà dei costi”.

In caduta il consenso a Monti e al governo

  Compleanno con sondaggi che valgono per quel che valgono ma sono pur sempre indicativi di un clima politico. Il Pd che avversa il Monti il Monti bis e, con le primarie,decide un proprio candidato alla presidenza del Consiglio, continua a crescere nei consensi. Il Pdl che, malgrado le affermazioni di Alfano, nel Monti bis vede una possibile ancora di salvataggio, a fronte di sondaggi che lo danno sempre più in picchiata. L’Udc che si barcamena non spicca il volo mentre si trova a dover far fronte alla nascita di un nuovo raggruppamento, quello che fa capo a Montezemolo,  Bonanni, Riccardi, Olivero, l’associazionismo cattolico insieme ad un uomo Fiat, tanto da sembrare una nuova Dc, E i sondaggi vedono il governo in calo di consensi. Lo stesso Monti che resiste perde ben quattro punti rispetto al rilevamento Ipr Marketing di settembre. Nel suo complesso la compagine governativa scende al 32% rispetto ad un 54% di un anno fa. Fornero detiene il record in negativo con il 32% con un meno 26% in un anno. Non è un buon viatico per un Monti che sarebbe tentato di prendere la guida della futura lista civica per la terza Repubblica, secondo l’dea montezemoliana, timbrata dall’associazionismo cattolico che, come la vecchia Dc, non sembra molto unito.  E’questo scenario che tiene banco , “celebrativo “ del compleanno dei “tecnici” di Monti al governo del Paese.

Uno scenario dal quale sono esclusi i problemi del Paese

Scenario tipicamente politichese dal quale restano esclusi totalmente i problemi del Paese. Peggio ancora la soluzione prospettata dal  governo per risolvere il nodo delle elezione. Dal Presidente della  Repubblica dipende infatti solo fissare la data dello scioglimento del Parlamento e , di conseguenza, indire le elezioni politiche. Dicono gli esperti che alla macchina dello Stato servono due mesi di tempo, a partire dal liberi tutti. La data del 10 marzo  per un probabile election  day,è l’unica possibile,

Lombardia e Lazio in mano a Formigoni e Poverini

Comprensibile, dal loro punto di vista, l’insistenza del Pdl, terrorizzato che le probabili, possibili, sconfitte in Lombardia e Lazio, avrebbero potuto avere un effetto dirompente sulla già misera dotazione che le elezioni politiche sembrano darle. Ma si tratta di una e propria forzatura dal punto di vista istituzionale che non ha alcuna plausibile ragione ,né economica, né politica. Economica: il presunto risparmio, dell’election day rispetto a votazioni separate è una balla. Secondo Zingaretti votare a marzo significa uno spreco di ben 60 milioni di euro, dando “l’immagine di una casta cxhe non tiene conto degli interessi dei cittadini. Poi ci lamentiamo se cresce l’antipolitica”. E’ ben più grave il costo che paga il Paese intero, perché Lombardia e Lazio, con aggiunto il Molise, sono le prime due regioni dell’Italia che concorrono alla formazione del Pil per circa un quarto.
Aggiungiamo il fatto che per diversi mesi resteranno a “governare” si fa per dire, Formigoni e Polverini, cosa che non ha bisogno  di alcun commento, Per quanto riguarda le reazioni alla decisione che è emersa  nell’incontro al urinale fra Napolitano, Schifani, Fini e Monti  ovviamente canta vittoria Alfano che guadagna punti nello scontro interno al Pdl e calma i bollenti spiriti di Berlusconi.  Va bene anche a Casini che così può non decidere cosa farà farà da grande aspettando gli eventi. Ci sono primi commenti di costituzionalisti che storcono la bocca per non dire peggio. Si parla di “ingorgo” elettorale e si richiama  un precedente elecion day, nel 2001, quando a Roma ( si voterà anche per il Camidoglio e i municipi) fino alle due di notte c’erano le file ai seggi.

Ora Bersani punta tutto sulla legge elettorale

 Bersani fa buon viso a cattiva sorte. Soddisfatto perché la decisione è stata presa, per quanto riguarda ciò che è di esclusiva competenza del Presidente della Repubblica,nella sede propria , aveva ribadito che  occorreva votare al più presto per le regionali e alla scadenza naturale per le politiche ma si è trovato di fronte al rischio  della tenuta del governo proprio mentre si sta portando avanti una forte iniziativa per cambiare radicalmente la legge di stabilità, affrontare subito la situazione di emergenza e cambiare la legge elettorale e vi sono importanti appuntamenti europei  nei quali l’Italia dovrà dire la sua per una  svolta nella politica dell’Ue. Lo stesso Napolitano ha condizionato un eventuale election day all’approvazione della legge di stabilità del bilancio e alla riforma elettorale. Questo diventa il vero punto di scontro. A Bersani sta a cuore, in primo luogo, garantire la governabilità non per “ interessi di partito ma per il futuro del Paese”. Il rischio è che  il dibattito sulla riforma si svolga in salsa politichese. Ai problemi del paese, drammatici, con la rabbia e l’esasperazione che cresce,   non si può e non si deve rispondere  con la violenza dei manganelli , contro studenti ed operai invece di isolare gruppi organizzati che dovrebbero essere ben noti  a polizia e carabinieri. E neppure con giochi di prestigio su quello che è un momento fondamentale della vita democratica, quello delle elezioni. Monti e il suo governo ne portano, per primi, la responsabilità. E non hanno dato un bel segnale.

 

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