Consumi, stili di vita e democrazia

ROMA – Il consumo diventa sempre più uno dei parametri per misurare lo stato dell’economia. In particolari periodi come quello dei saldi tutti i problemi legati alla crisi economica e alle capacità dei cittadini emergono con particolare evidenza.

Occorre costruire un movimento e un soggetto collettivo sulle tematiche del consumo, cioè sul come e sul cosa consumare. Un soggetto collettivo, una associazione di consumatori – e non un semplice collegio di avvocati – che, partendo dalla indispensabile azione di tutela minuta del consumatore cittadino, sappia diventare soggetto di democrazia economica, cioè un soggetto in grado di influenzare e condizionare lo spontaneismo e l’anarchia della produzione.
Tale movimento e tale soggetto possono oggi poggiare su tre diverse ma fondamentali novità.
La prima novità, di rilievo storico, riguarda la funzione stessa del consumo il consumo è stato sempre pensato come gerarchicamente subordinato alla produzione. La decisione di cosa produrre conteneva in sé anche la decisione di cosa consumare. Basta ricordare la celebre battuta di Henry Ford. Gli eventuali scostamenti tra domanda ed offerta erano affidati alla “sapienza” manipolatoria della pubblicità. Oggi, invece, il consumo condiziona sempre più le stesse decisioni della produzione: la tradizionale relazione produzione – distribuzione – consumo da gerarchica, è diventata sempre più circolare.

Il consumatore ha e avrà un potere sempre maggiore da mettere sul piatto della bilancia delle forze. Così come cambia e si fa sempre più sofisticato anche il profilo della pubblicità. La seconda novità, di rilievo strategico, è data dal processo di finanziarizzazione dell’economia, dal profondo sconvolgimento dei rapporti di forza tra capitale e lavoro e dagli effetti economici, sociali e politici che tale processo induce sull’insieme della vita quotidiana.
La terza novità, di rilievo politico, riguarda il rapporto, l’intreccio tra gravità della attuale crisi e il processo attuale di globalizzazione. La grande crisi, segnata da un eccesso di capacità produttiva in tutti i settori fondamentali, ripropone il tema di un nuovo modello di sviluppo – invece che di politiche di austerità – come strategia necessaria di superamento della crisi stessa. E quindi di un nuovo modello di consumo, modello che dovrà essere sempre più centrato su Beni comuni e Beni relazionali, data la saturazione raggiunta dai Beni Privati.

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