Pd. Non c’è governabilità senza cambiamento

Avevano scritto che a Sant’Andrea delle Fratte, sede della direzione del Pd, si viveva in stato d’assedio, una sorta di guerra con Bersani alle strette.

Non erano arrivati a dire, editorialisti, autorevoli commentatori, perfino scrittori, che sarebbero volati gli stracci. Insomma un Pd, morto, paralizzato dalla sconfitta, un segretario sul quali anche grandi giornali si erano esibiti in  saggi letterari, una letteratura da strapazzo, per raccontare di come muoveva la bocca, di quante volte si era tolto gli occhiali, su quanti bicchieri d’acqua aveva bevuto, sulla sua faccia bonaria mentre ci vuole la mascella dura. Certo chi ha scritto simili sciocchezze ora non torna indietro. Dopo la relazione di Bersani che ha aperto la direzione, dopo alcuni interventi, sette o otto, di cui solo uno critico, si è scritto che nel dibattito si avvertivano molte posizioni diverse da quanto espresso dal segretario. Di più: si è misurato anche il peso della diversità tanto da scrivere che alcuni interventi erano “leggermente“ diversi  dalle proposte del segretario.  La Direzione si è conclusa con un voto unanime, una sola astensione, sulla relazione di Bersani.

Il ruolo dei media incapaci di informare i cittadini

Partiamo da queste considerazioni perché la stampa ha giocato e gioca un ruolo importante, in negativo, in questa fase di crisi acuta della nostra democrazia. Già durante tutta la campagna elettorale nei confronti della coalizione di centrosinistra  i media hanno mostrato non diciamo  “benevolenza”. E’ chiedere troppo e non va fatto. Ma una corretta informazione era richiesta da parte di chi giustamente rivendicala libertà dell’informazione. Invece si è assistito  ad  un vero e proprio fuoco di sbarramento nei confronti del Pd e della coalizione di centrosinistra Monti era il nuovo e il Pd doveva mettersi nelle braccia del professore e della lista civica, con i nuovissimi Casini e Fini. Ogni volta, due o tre al giorno, che il professore se la prendeva con Vendola, definito il male peggiore in circolazione, trovava grande spazio sui media. E Grillo? Tv, radio e carta stampata non hanno neppure tentato di fare un’analisi della proposta politica del comico genovese. Siccome lui rifiutava il rapporto con i giornalisti,  si prendeva spazi in solitaria. Non solo. Ha offeso, umiliato, disprezzato, i giornalisti che non hanno avuti un gesto di ribellione, come è avvenuto quando, li  ha tenuti lontani, di fatto, dal palco di Piazza san Giovanni. Di fronte ad un paese che rischia lo sfascio il giornalismo italiano tratta il post elezioni come se fosse un grande spettacolo, una partita di calcio, con i giocatori, l’arbitro.  Da qui il chiacchiericcio, ancora i retroscena, l’analisi della frase di questo o quel dirigente, e D’Alema, Veltroni, che inciuciano, i retroscena, Renzi che  partecipa alla Direzione, pare sia la prima volta, ma il giorno prima aveva incontrato Monti, due ore a pranzo, poi era andato Ballarò, poi lascia la direzione dopo aver ascoltato la relazione e non interviene.  Ma  la crisi non è una partita di calcio.

Grande campagna di mobilitazione sugli otto punti di Bersani

La crisi morde, segnali di ripresa non ce ne sono, la rabbia straripa, il disagio si vive non solo nelle famiglie operaie, la povertà è visibile.  Gli otto punti esposti dal segretario del Pd sono stati approvati in modo pressoché unanime, diventeranno la proposta politica che il Pd avanza  al Paese , sulla quale intende dar vita ad una grande campagna di conoscenza,  di mobilitazione per far vivere, in prima persona, a milioni di elettori  la costruzione dal basso del governo. Proposte che ovviamente saranno illustrate al Presidente Napolitano quando inizieranno le consultazioni. Decine e decine di interventi hanno sottolineato che  “non c’è governabilità senza cambiamento”. Un punto fermo  da cui è partita la relazione del segretario  che è stata  costante di un dibattito ricchissimo. Una proposta che è una iniziativa, non si attende che si apra il percorso istituzionale. Da qui bisogna partire per aprire la strada alla nuova legislatura. Non ci sono subordinate, non ci sono “piani B”  sui quali si esercita la fantasia malata  di diversi giornalisti. Se Grillo non dà la fiducia allora, e giù governi del presidente, di scopo e chi più ne ha più ne metta, fino ad un governo tecnico, meglio supertecnico, che riporterebbe al governassimo, ad un accordo Pd-Pdl sul quale il no della  Direzione è stato unanime.  

La posta in gioco è l’assetto  democratico della  società

La posta è troppo alta. In discussione non sono solo i problemi economici e sociali di un paese che vive da quattro anni  in recessione, quelli dell’Europa dove domina il pensiero neoliberista, con scelte di marca conservatrice.  In discussione è la democrazia, in Italia più che altrove.  La “ideologia” se così si può dire di cui si fa portatore Casaleggio che ha trovato anche qualche professore universitario a far da coro, prevede lo sfascio della democrazia rappresentativa, a partire dalla messa in mora del Parlamento, delle forze politiche. di quelle sociali, intermedie, dei sindacati, “usando” rabbia e disperazione di chi paga il prezzo della crisi.  Non crediamo che tanti che hanno votato per Grillo siano in sintonia con i vaneggiamenti dei due capi. Il dibattito in Direzione non si é limitato alla pura e semplice registrazione, una cronaca delle elezioni. Ha cominciato ad affrontare problemi che riguardano il partito, la sua organizzazione, l’esigenza di un rinnovamento delle politiche, di aprirsi alla partecipazione, di un nuovo modo di essere nella società che cambia. Di fatto si è aperto un percorso che dovrà trovare una più compiuta definizione nel congresso del partito. 

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