Letta, così non va

ROMA – Enrico Letta si affida all’Europa. Grande attesa per la riunione dei ministri del Lavoro e delle Finanze di Italia, Germania, Franca, Spagna che si terrà Roma il 14 di questo mese, poi un Consiglio europeo a metà luglio. Tema di fondo la crescita, l’occupazione, il lavoro per i giovani.

C’è ottimismo negli ambienti governativi italiani per questi incontri. Non potrebbe essere che così, perché se, ancora una volta come  d’ abitudine degli organismi europei, la conclusione sarà un documento che rinvia a nuovi incontri per prendere delle decisioni significa che siamo punto e a capo. E nel carniere del governo italiano c’è poco o niente. Gira e rigira Letta può vantare solo il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga,la proroga fino a dicembre dei contratti dei precari della pubblica amministrazione, l’inizio dei rimborsi dei crediti che vantano molte aziende fornitrici di servizi allo Stato. Per i due primi provvedimenti  le somme stanziate non sono comunque sufficienti  a coprire le necessità. Poi si vedrà. Altro provvedimento la sospensione dell’Imu, poi si vedrà. Insomma si tratta di provvedimenti “normali”. Non ci voleva un governo di “ larghe intese”. Bastava un amministratore delegato, se lo Stato fosse una azienda. L’ottimismo di Letta e dei suoi ministri, quelli in particolare che si occupano di economia di questioni del lavoro, di problemi sociali, non trovano riscontro. Anzi, la decisione di Mario Draghi di lasciare i tassi invariati non è un buon segnale.

Draghi. Nell’eurozona la recessione si aggrava

Il presidente della Banca centrale europea ha infatti sottolineato che nell’eurozona la recessione si aggrava, le prospettive di ripresa si fanno sempre più lontane, la contrazione del Pil in questi anno è prevista in uno 0,6. E per il futuro tutto può accadere. L’invito a proseguire politiche di rigore è perentorio. “ Le proroghe al rientro dal deficit- dice Draghi- vanno concesse solo in casi eccezionali”. Insomma non si avverte l’intenzione di un cambio di linea nella politica economica europea. Ed anche le speranze di Enrico Letta sono legate all’utilizzo dei fondi strutturali che ogni governo ha messo in conto ma che non ha visto una piena realizzazione. Se l’Ue , e prima la riunione dei ministri  del 14 giugno, consentisse di cambiare la natura dei progetti già approvati, una accozzaglia di iniziative ,le più svariate, si potrebbe tentare di dirottare verso un piano per il lavoro ai giovani risorse per circa  4 ,5 miliardi. Certo un fatto importate, una boccata di ossigeno. Ma se è vero, come dice il ministro Saccomanni che siamo in presenza di una recessione più grave di quella del 1929 ci vuol ben altro.

Berluscon e Marchionne all’attacco dell’euro

 Se si pensa che Berlusconi sembra voler ingaggiare una battaglia contro la Merkel, parla di inutilità dell’euro, personaggi come Marchionne puntano a una svalutazione della moneta unica, quando occorre lavorare perché  si vada non ad una rissa fra gli stati, dove i più deboli soccombono, ma ad una unità, gli stati uniti d’Europa, dove, insieme si giova la partita della crescita, se pensa a tutto questo l’ottimismo di Letta diventa ancor più difficile da comprendere. Lo stesso Saccomanni fa capire che il governo ha il carniere vuoto. Non solo, nega la  veridicità  dei dati economici che ogni giorno v engono diffusi e testimoniano di una situazione drammatica. Afferma che si tratta di numero che riguardano il passato. Nega l’evidenza e non è un bel vedere  da parte di un ministro che contraddice se stesso quando ha affermato la gravità eccezionale della recessione.

Saccomanni, non ci sono soldi e non si sa dove prenderli

 Dice che gli vengono chiesti soldi per le carceri, le scuole, la ricerca, gli ospedali, tutto giusto ma i soldi non ci sono, bisogna decidere dove prenderli. Accenna all’Imu, parla di “ rimodulazione”, la tassa si paga in base al reddito, non verrebbe abolita. E l’aumento dell’Iva? Si potrebbe spostare. Niente di concreto, niente di certo. Già la politica del rinvio, poi come dice un detto popolare, allarga ,allarga il cerchio stringe. Si torna a parlare di spending review, di triste fama. Eppure ci sono proposte dei sindacati, di Confindustria, con alcuni punti convergenti, fra cui gli sgravi fiscali per i lavoratori e le imprese insieme a provvedimenti urgenti e indispensabili per favorire gli investimenti, la redistribuzione del reddito e la ripresa dei consumi, la definizione di una politica industriale, degna di questo nome come chiedono Cgil, Cisl, Uil.  Il presidente dei giovani imprenditori, Jacopo Morelli, nell’intervento al tradizionale convegno di Santa Margherita,  ha chiesto al governo “non  un miracolo  ma un progetto concreto  di futuro,  un disegno dell’Italia che sarà fra dieci anni”. Letta si è dato diciotto mesi per varare le riforme costituzionali,fra una riforma e l’altra, fra una riunione dei 35 saggi più  sette relatori e dei 40 parlamentari, trovi il tempo per dedicarsi ai problemi drammatici che vivono ,milioni di italiani.  Ci spiace dirlo, ma così non va.
»  HYPERLINK “http://www.cgil.it/Archivio/EVENTI/Democrazia_lavoro_20130622/Manifesto_22giugno_70-100.pdf” \t “_new”

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