ROMA – Quando si vince va sempre bene. Le elezioni in Sardegna erano un test importante, il centrosinistra con Francesco Pigliaru ha vinto.Berlusconi che si è impegnato in prima persona., ha perso di brutto. La competizione elettorale nell’Isola rappresentava il suo rientro ufficiale nell’agone politico.
Una anomalia tutta italiana con un pregiudicato che guida la campagna elettorale. Non c’è paese al mondo dove può accadere una cosa simile. Non solo, sempre quel pregiudicato dopo aver chiuso la campagna elettorale con il suo candidato,il governatore uscente, Ugo Cappellacci , si è presentato al Quirinale alla guida della delegazione di Forza Italia. Si è fatto precedere da alcune sua dichiarazioni in cui ancora una volta affermava che solo con un complotto, un colpo di stato era stato cacciato dai palazzi del potere, prima dal governo e poi dallo stesso senato.
Il voto dei sardi mette di nuovo nell’angolo Berlusconi
Il voto dei sardi doveva convalidare la tesi della rinnovata “ banda Bassotti”: altro che pregiudicato il cavaliere era ancora nel cuore e nella mente dei cittadini italiani. Cappellacci avrebbe vinto nel nome di Berlusconi. Cappellacci ha perso nel nome di Berlusconi. Forza Italia è ridotta ai minimi termini.Ha avuto il buon gusto quando le schede scrutinate erano ancora solo la metà, di rivolgere gli auguri al suo avversario, riconoscendolo come nuovo presidente della Regione Sardegna. “ Ugo Cappellacci-ha scritto su facebook Pigliaru- mi ha chiamato per congratularsi per la mia vittoria. Grazie a tutti,ora cominciamo il domani”. Parole misurate, niente inutili strumentalismi, niente trionfalismo,ma la piena consapevolezza che è stata una battaglia dura, tutta in salita,una vittoria che il Pd e il centro sinistra hanno ripreso per i capelli dopo le vicende che avevano portato alla rinuncia da parte della Barrucciu,vincitrice delle primarie, in seguito alla vicenda giudiziaria relativa alle spese pazzi di consiglieri regionali.
Pigliaru: “ Cominciamo il domani “ guardando alla drammatica realtà dell’isola
Cominciamo il domani”.parola sagge che non mettono in seconda fila il senso della vittoria ma guardano alla realtà dell’isola, forse la terra più disastrata dalla crisi economica. Cappellacci vince nel 2009 sull’onda di promesse di Berlusconi il quale raccontava che l’amico Putin sarebbe intervenuto per salvare le aziende in difficoltà. La sua gestione provoca più danni di una alluvione. I risultati di questi anni sono caratterizzati da disoccupazione , fabbriche che chiudono, agricoltura,pastorizia travolte così come il territorio che non regge i temporali: Disperazione rabbia,sfiducia, ma, insieme, gente che lotta, che non si arrende,ma non trova interlocutori nel governo regionale e in quelli nazionali. Al voto vanno poco più del 50% dei sardi. Non c’è molto da stare allegri.Il “domani” cui si riferisce Pigliare è il, vero, grande problema,che il centro sinistra deve affrontare, porre rimedio, risolvere.In particolare il Pd, è chiamato a celebrare la vittoria guardandoin casa propria. Bene gli auguri di Matteo Renzi,bene quelli di Cuperlo.
Il cattivo gusto di Guerini ,portavoce del Pd
Meno bene Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria del Partito democratico il quale sottolineando giustamente lo “ straordinario risultato di Francesco Pigliare, frutto del grande lavoro del Pd sardo” non resiste alla tentazione di dire che questo successo è stata costruito tra la gente “ con il vento della novità che viene dal nuovo Pd di Matteo Renzi”.Questa frase si commenta da sola. Il centrosinistra vince ma il Pd perde circa due punti rispetto alla precedenti elezioni,qualcosa come ottantamila dei duecentomila voti conquistati da Soru quando fu sconfitto da Cappellacci. E il 22% del Pd va calcolato su quel 50% che è andato alle urne. Sarebbe sciocco darne la colpa al “ vento della novità” richiamato da Guerini: La vittoria della coalizione di centrosinistra e la sconfitta di Berlusconi dicono molte cose anche per quanto riguarda la situazione nazionale.: Dicono ,in primo luogo, che il centrosinistra può ripartire, dare nuova fiducia,speranza anche a quella metà dei sardi che non è andata a votare, senza attendere il 2018 quando scade la attuale legislatura.