Italicum. Peggio del male. Verso la democrazia autoritaria

ROMA – Come si dice, il peggio non ha mai fine. Le  cosiddetta riforma elettorale prevista dall’accordo Renzi-Berlusconi, sembrava una brutta copia del “porcellum”,quando si arriva alla Camera, è ormai chiaro che l’Italicum  supera in bruttezza la legge che porta il nome di Calderoli, decisa in una baita a rumor di bicchierini di grappa.

E’ qualcosa di più di una “porcata”, apre il percorso verso un regime di democrazia autoritaria, una  mutazione genetica, uno sfregio alla Costituzione. Si rende complice consapevole il Pd di Matteo Renzi che canta vittoria. ”politica 1-disfattismo 0”. Riferendosi all’emendamento  sulla parità di genere bocciato, parla di un complotto contro di lui,, in puro stile berlusconiano che di complotti – a suo dire – ne avrebbe subiti ben quattro. “Non si, è discusso di donne- afferma- Volevano farmi fuori” Risponde Bersani: “Complotto? Gli italiani non lo conoscono. Matteo ci dica grazie. Ho salvato il mio cervello. Non lo consegno a lui”. Renzi dimentica di aver addirittura minacciato i deputati Pd: “Se non votano – aveva detto – vengano a spiegarlo fuori”.

Una brutta pagina da cui il Pd esce malconcio

Ed è proprio  il Pd quello che esce malconcio da questa brutta pagina della nostra democrazia. Nelle dichiarazioni di voto nell’aula di Montecitorio è stato il bersaglio di tutti gli interventi, perfino quelli dell’alleato Forza Italia che ha già  fatto sapere che al Senato non ci devono essere scherzi. Il capogruppo del Pd, Speranza, invece , per salvarsi l’anima, annuncia che a Palazzo Madama  la parità di genere sarà la priorità assoluta. “ Non consentiremo che nessun accordo ci fermi”. E insieme pone il problema di rivedere le quote di sbarramento e il blocco delle candidature. Domanda: perché il Pd ha votato contro gli emendamenti che ponevano questi problemi ? Misteri ? No, questa è la democrazia autoritaria  Niente a che vedere con le balorde accuse che vengono dai Cinquestellati, ma qualcosa di più grave. Il pregiudicato e Renzi  hanno trovato piena sintonia sul problema della governabilità. Ne hanno fatto il loro cavallo di battaglia, presentandosi come i salvatori di una patria che i  partiti avevano dimostrato di essere incapaci di assicurare governi capaci di governare. Occorrevano uomini forti, capaci di prendere decisioni, di attuarle. E una legge elettorale che assicurasse governabilità.

I partiti solo macchine per voti nel nome del capo 

I partiti, perciò, diventavano solo macchine per raccogliere voti e consegnarli al capo, leader unico di partito e al tempo stesso capo del governo. Certo, il cavaliere, causa problemi con la giustizia, non potrà concorrere, ma non si sa mai. Nel caso comunque una di famiglia è sempre disponibile per mantenere in  campo la dinastia berlusconiana. Per Renzi l’accordo con il pregiudicato è un dolce suono per le  orecchie. Una occasione da prendere al volo. Si formano due maggioranze, una per la gestione giornaliera  della “casa”  con Alfano e compagnia, un’altra con Forza Italia che mette ilo pallino nelle mani di Berlusconi. Un accordo di ferro che va ben al di là dalla legge elettorale. Due ostacoli da superare. Uno  Enrico Letta, l’altro il passaggio della legge elettorale alla Camera. Con il presidente del Consiglio è presto fatta. Una compiacente Direzione del Pd provvede a farlo fuori. Così si arriva alla  nuova legge elettorale. Il passo da compiere è  drastico.

In un sistema democratico non c’è governabilità senza rappresentanza

La governabilità in un sistema democratico si deve accompagnare alla rappresentanza. Basta far saltare la rappresentanza e il gioco è fatto. Certo che si vota e il voto è espressione di democrazia. Ma se, come avviene con ì’Italicum,  un partito che prende il quattro per cento, circa due milioni di voti, non ha rappresentanti alla Camera o , peggio, cede i propri voti, nel caso sia in coalizione, al partito che guida l’alleanza e che è come l’asso piglia tutto. E con i tuoi voti elegge i suoi candidati, che sono nominato dal capo. Può accadere che un partito che in una coalizione ha appena il 20%, va al ballottaggio, vince e si aggiudica la maggiorana assoluta. Era pensabile che una legge siffatta potesse  consentire la parità di genere ?.Certo che no . E nel caso qualcuno avesse pensato diversamente  i famosi 101 deputati, qualcosa di più del Pd hanno provveduto a bocciare l’emendamento presentato dalle ” donne in bianco”.  Idem con le preferenze, bocciate sul filo di lana e gli sbarramenti idem. Come si dice a pensar male si fa peccato a noi tutte le dichiarazioni sulla battaglia che si riapre al Senato fanno sorgere un dubbio. Ceto che, come dice Speranza, il Pd a Palazzo Madama  non starà con le mani in mano. Ma, come più volte ha ricordato la ministra Boschi, ultrà renziana, le modifiche si fanno  con l’accordo di tutti. I berluscones hanno già detto che non passerà più alcun emendamento. Amen

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