Pensionati, dipendenti pubblici, contratti, macelleria sociale

ROMA – Sappiamo di andare contro corrente. Ma l’informazione o è critica o non è. La parola viene dal greco, “arte del giudicare” e si intende l’attività che consiste nell’analisi e nella valutazione oggettiva di qualunque situazione in qualsiasi contesto.

Non ci si può accontentare di guardare a qualsiasi evento solo nel momento in cui avviene. Per essere ancora più chiari: il presidente del Consiglio ha scelto un palcoscenico televisivo, tipo gran varietà, per presentare il suo progetto basato sul cuneo fiscale, l’Irpef, l’Irap il jobs act, l’edilizia scolastica,la casa. E ha dato il grande annuncio:dieci miliardi per dieci milioni di lavoratori, circa 80 euro al mese che si troveranno in busta paga partire dal 27 maggio. Se così non avvenisse chiamatemi buffone, me ne andrò, lascerò la politica. Qualcuno può non essere d’accordo? Certamente no. Di più, noi pensiamo che davvero gli ottanta euro arriveranno.  C’è un margine per quanto riguarda il rapporto  dal governo Letta. Si va a rischio infrazione e quindi un pesante intervento della Ue. Ma questo è tutto da vedere. Con qualche artificio di bilancio i soldi possono uscire fuori Non è un caso che  il 27 maggio sia dopo il 25, quando si voterà per il rinnovo del Parlamento europeo.

Dopo lo spettacolo del premier ora si scoprono le magagne

Tutto bene allora?  In un primo momento è stato un coro: andiamo nella direzione giusta, una inversione di tendenza, per la prima volta si riducono le tasse, bene l’aumento della tassazione per le rendite finanziarie. Cessata l’euforia per lo spettacolo offerto dal grande attore, somigliava a Berlusconi quando cantava sulle navi, si scoprono le magagne. Per i pensionati non c’è uno straccio di euro disponibile. Anzi l’uomo che deve tagliare la spesa pubblica prevede di prelevare dalle pensioni con un lordo fra i 2000 e i 2500 euro lordi un bonus una tantum. Protestano le organizazioni sindacali dei pensionati, le tre Confederazioni. E Renzi assicura:lepensiono non si toccano.Pasanpo 2r4 ore e si torna a parlare di prelievo forzoso. Ma la velocità, simbolo del renzismo, fa brutti scherzi. Il primo gennaio scorso è scattata una misura che prevede un prelievo del 6% sulle pensioni  da 7.020 euro fino a  10.027,prelievo crescente in base all’entà dell’assegno. Le pensioni d’oro sono già tassate. Secondo Cottarelli sarebbero esentati circa l’85% dei pensionati. 

Gli anziani hanno “donato” all’Italia centinaia di miliardi

Vuol dire questo che la tassa partirà dai 2000 euro lordi. Sarà utile ricordare, appunto il metodo della critica, che grazie alla “riforma” Fornero i pensionati hanno “donato” all’Italia 93 miliardi di risparmi. Dal 1992 in poi tutte le ”riforme” hanno fatto man bassa  campo dei pensionati, dalle decrescenti indicizzazioni, prima alle retribuzioni, poi al costo della vita, al blocco con assegni tagliati  fino a 600 euro. Davvero un’opera di macelleria sociale. La nostra traballante economia l’hanno sostenuta milioni di pensionati che portano a casa ogni mese meno di mille euro.

Passiamo ad un’altra categoria che paga un prezzo molto pesante, i dipendenti degli enti pubblici, dai dipendenti degli enti locali, a quelle delle scuola, circa tre milioni  ed mezzo, forse più contando i precari, i contratti più svariati. Pensate quanto è bravo Renzi. Con ottanta euro dà un po’ di sollievo a questi lavoratori e alle loro famiglie.

Pubblico e privato: contrattazione bloccata, salari fermi

Bene. Ma forse c’era un’altra strada da battere. Questi lavoratori da ben cinque anni hanno salari e stipendi bloccati e lo saranno fino al 2017. Si tratta di sei sette milioni di persone considerando le famiglie. Si poteva aprire un tavolo di contrattazione . Restituire ai lavoratori ciò che  è stato tolto loro. Certamente qualcosa di più consistente degli ottanta euro, da considerarsi solo un anticipo. O meglio  un tassello di una vera riforma fiscale puntando ad una redistribuzione del reddito.In questi anni di blocco di salari e stipendi l’uguaglianza rimasta lettera morta,la solidarietà è morta prima di nascere. Già i contratti. Dal pubblico passiamo al privato. Gli ultimi dati parlano di un vero e proprio massacro. Il  53% non sono stati rinnovati. Se mEttiamo insieme pubblico e privato si sale al 66%, due lavoratori su tre sono privi di contratto e quindi non hanno avuto un euro di aumento salariale. Cosa che non accadeva dal 2008. Insomma sempre loro a pagare il prezzo della crisi. E paga anche chi non lavora, i giovani. Per ora il tanto annunciato jobs act partorirà solo un intervento immediato: un decreto che li condanna al precariato eterno.

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