Costituzione. Lealtà assoluta, imperativo categorico, anche per il PD

ROMA – Attento Renzi, perché stai sbagliando tutto. E un po’ d’attenzione dovrebbe prestarla anche una parte della minoranza democratica, composta per lo più da persone di valore ma eccessivamente leali nei confronti di un progetto, il PD per l’appunto, che oggi rischia di apparire agli occhi di milioni di elettori come un soggetto snaturato, un contenitore vuoto, un insieme di correnti senz’anima e senza direzione.

Sappiamo bene che non è così, sappiamo anche che la lealtà della minoranza nei confronti di Renzi deriva dalla considerazione, per nulla sbagliata, che un’eventuale affermazione di Grillo alle Europee sprofonderebbe il Paese nel caos, sfiduciando di fatto il governo e condannandoci ad un’instabilità politica ed economica che potrebbe rimettere in azione gli sciacalli che speculano sulle difficoltà delle nazioni in crisi.

Tuttavia, sappiamo anche che una delle bussole per chi fa politica dovrebbe essere il rispetto totale e assoluto della Costituzione, i cui valori non possono essere sacrificati sull’altare della convenienza elettorale del momento.

Perché va bene ridurre i costi della politica, va bene la riforma del Titolo V e del bicameralismo perfetto, va bene che il Senato non accordi più la fiducia al governo e non si esprima più in merito al bilancio ma tutto il resto non funziona, non ha senso, rischia anzi di essere deleterio per la nostra già fragile democrazia. Un Senato composto di consiglieri regionali in gita premio, infatti, non solo non avrebbe alcuna autorevolezza ma non avrebbe nemmeno alcun diritto di mettere le mani su questioni cruciali quali, per l’appunto, le riforme elettorali e costituzionali né potrebbe azzardarsi a ratificare i trattati internazionali né sarebbe titolato a intervenire su questioni riguardanti la bioetica, i diritti civili, l’istruzione: insomma, non servirebbe assolutamente a niente e sarebbe un ente completamente inutile, lesivo della dignità delle istituzioni, in grado di esporre le medesime al dileggio e alla denigrazione costante di quelle forze populiste che si nutrono del risentimento dei cittadini verso il sistema e proclamano apertamente il desiderio di abbatterlo.

Senza contare che anche un Senato composto da consiglieri regionali eletti appositamente per diventare poi senatori non avrebbe alcun senso: oltre a somigliare alla riforma di Calderoli sonoramente bocciata dal referendum del 2006, sarebbe una palese presa in giro degli elettori, dato che i costi dell’organismo rimarrebbero gli stessi solo che sarebbero a carico delle regioni e non più dello Stato.

Ha senso tutto questo? Ha senso trincerarsi dietro la giustificazione che “il Paese chiede riforme, velocità, snellimento delle procedure e noi non possiamo far collassare il sistema altrimenti vince Grillo”? Ha senso vivere con quest’ossessione di Grillo, senza accorgersi che varando riforme sbagliate e palesemente fuori dal mondo non solo il Movimento 5 Stelle si rafforza ma anche coloro che difendono da sempre, strenuamente, i princìpi e i valori della democrazia costituzionale perdono la propria credibilità agli occhi dei cittadini? E, soprattutto, visto che si tratta di una riforma che richiede almeno un anno di tempo per essere varata, ha senso correre così velocemente, ben sapendo che non funziona, che è solo fumo negli occhi, che dal 26 maggio queste pessime proposte andranno riviste da cima a fondo pena la manomissione dell’assetto democratico? Ha senso che persone di spessore, ricche di qualità, di senso delle istituzioni, di coraggio e lungimiranza politica, assecondino questa follia solo per evitare uno scenario che sarebbe oggettivamente devastante ma che in questo modo essi rischiano di favorire?

Scriviamo tutto questo proprio per lanciare un allarme, per mettere in guardia tanto la minoranza quanto la maggioranza del PD, perché questi concetti che noi stiamo esponendo con garbo e toni riflessivi Grillo non esiterebbe un solo istante a gridarli nelle piazze di tutta Italia, additando il nemico al popolo e ponendosi come il paladino dei diritti e delle libertà costituzionali contro la Kasta che li vuole calpestare e cancellare. E, a quel punto, una quiescenza dettata dalla necessità di fare buon viso a cattivo gioco per mostrare agli italiani l’immagine di un partito compatto si trasformerebbe, inevitabilmente, nel propellente di un comico spregiudicato, abilissimo nella comunicazione, che non si lascerebbe sfuggire l’occasione di poter ritorcere la sostanza del combinato disposto di Italicum e riforma del Senato contro il PD, passando all’incasso e conquistando percentuali impensabili in un momento storico normale.

Proprio perché si tratta di una fase eccezionale, però, occorrono risposte all’altezza: con i pateracchi e i silenzi interessati non si ottiene nulla; e se proprio vogliamo appellarci al senso di responsabilità, la nostra convinzione è che esso vada esercitato innanzitutto nei confronti della Costituzione, dato che il partito o viene dopo o è solo un movimento populista come quelli da cui non vorremmo mai essere governati né in Italia né in Europa.

Roberto Bertoni 

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