Primo maggio. Diritti e dignità, solidarietà e integrazione fanno la differenza

SALERNO – Il Primo Maggio è stato sempre indicato come una Festa, la Festa dei Lavoratori. Eppure questa ricorrenza occupa uno spazio vero, reale, composto da eventi e da persone.  

E anche da vittime: quelle di chi ha lottato per la costruzione dei diritti nel tempo. Penso, ad esempio, alla prima strage dell’Italia repubblicana il Primo Maggio del 1947 a Portella della Ginestra. In questa data s’intrecciano inevitabilmente motivazioni storiche ed avvenimenti recenti. Pertanto non è un caso che lo slogan scelto da CGIL, CISL e UIL quest’anno sia “La solidarietà fa la differenza”.

I 1.600 migranti che hanno perso la vita nei primi mesi di quest’anno nelle traversate sul Mediterraneo evidenziano tragicamente che la solidarietà diventa un tema fondamentale per la costruzione del futuro.

Solidarietà a cui aggiungere politiche di pace e di integrazione, se davvero vogliamo che il Mediterraneo non sia più un cimitero, ma riacquisti il senso che gli davano gli antichi, mare tra terre, un passaggio, un ponte verso l’accoglienza per chi cerca rifugio in Europa. Il tema dell’integrazione, pertanto, diventa un ulteriore elemento che si aggiunge a quelli urgenti e pressanti del lavoro e dello sviluppo per il nostro paese. Un primo maggio che di nuovo parlerà sì di lavoro, ma anche di mancanza di lavoro, di lavoro nero, di lavoro sommerso, ma, soprattutto, della necessità di non abbassare i diritti. La vera scommessa oggi è ridare dignità ai lavoratori, alle loro condizioni di vita, promuovendo politiche volte alla creazione del lavoro. Diventa fondamentale aprire il percorso per un nuovo statuto delle lavoratrici e dei lavoratori che, al tempo del Jobs Act, rivendichi l’ampliamento delle tutele anche a chi oggi i diritti non li ha. Perché non è cancellando i diritti che si crea il lavoro.

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