La scuola non è un’azienda. Una raccolta firme per abrogare il Ddl

ROMA – Finalmente da oggi venerdì 24 luglio 2015 presso tutti gli uffici comunali sarà possibile per i cittadini maggiorenni firmare per l’indizione del Referendum.

Dall’inizio del dibattito parlamentare abbiamo denunciato come le forze politiche di maggioranza, con arroganza e prevaricazione, abbiano evitato un reale confronto con i lavoratori della scuola, con le associazioni dei genitori e degli studenti e con l’intero mondo sindacale.

In questo modo si è voluto approvare una Legge che non vede il sostegno di chi poi dovrebbe quotidianamente applicarla. Eppure i lavoratori della scuola avevano dato con lo sciopero del 5 maggio un segnale senza precedenti: circa 600.000 addetti al comparto, ossia l’80% del totale, hanno aderito a quella che sarà ricordata come la più partecipata manifestazione sindacale del nostro Paese.

Molti sono gli aspetti “incostituzionali “ di una Legge che passerà alla storia come il “GRANDE INGANNO della falsa buona scuola”. I poteri concessi al Preside, che potrà procedere direttamente ed autonomamente alla scelta dei docenti, tradiscono gli indirizzi di trasparenza, democrazia e partecipazione che caratterizzavano l’organizzazione della scuola pubblica voluta dalla Costituzione repubblicana. Ora sarà realmente possibile organizzare una scuola di parte, con docenti ideologicamente schierati con chi li ha scelti e gli ha procurato il contratto di lavoro.

Palesemente anticostituzionale è anche la possibilità per le singole scuole di accettare “sponsorizzazioni da privati”, anche genitori di studenti, ufficializzando un criterio che andrà a costituire un sistema di istruzione a due velocità. Le scuole situate nei quartieri benestanti avranno sicuramente più facilità a reperire risorse economiche di quelle situate in quartieri di periferia o in aree depresse.

Non da ultimo va sottolineato che questo Governo ha ottenuto l’approvazione della Legge con il costante ricatto delle assunzioni dei precari. Su questo tema, va ricordato che l’Italia era stata condannata dalla Corte Europea a procedere alle assunzioni di tutti quei docenti a cui erano stati reiterati contratti per un periodo superiore ai 36 mesi. Non si tratta quindi di un’azione voluta dalla maggioranza, ma piuttosto di un obbligo a cui il nostro Paese doveva ottemperare.

Anche lo stanziamento di 4 miliardi appare esiguo considerando che ben 3 saranno finalizzati alla stabilizzazione dei precari. Si tratta quindi in realtà di risorse che per il bilancio nazionale non venivano conteggiate come spese strutturali della scuola ma comunque utilizzate in quel comparto per i salari dei precari. In poche parole si è realizzato solo un abile “artifizio contabile”.

L’unica verità è che ancora una volta non si è colta l’occasione per dimostrare come in Italia contino di più le spese per l’istruzione che quelle militari: a parlare è il nostro PIL della formazione agli ultimi posti nelle graduatorie europee.

Per questi motivi saremo a fianco del Comitato Promotore del Referendum e raccoglieremo anche noi, con le nostre strutture locali, le firme.

Raggiunto l’obiettivo dell’indizione, assicureremo una campagna capillare di promozione della partecipazione che consenta a questo Referendum di ottenere il quorum e bocci una delle peggiori leggi approvata in Italia negli ultimi anni contro il parere di una parte importante dei cittadini ma, soprattutto, a favore di un sistema formativo di stampo aziendale in cui comanderanno sempre di più le lobbies economico-finanziarie.

“L’istruzione non è una merce, la scuola non è un’azienda”.

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