Quarto, i grillini hanno di che riflettere

ROMA – Disorientato e diviso il Movimento Cinque Stelle si trova di fronte a una prova inedita con cui misurare il suo grado di maturità politica. La vicenda del comune di Quarto, che vede l’amministrazione guidata dai grillini nel pieno di una bufera giudiziaria, ha gettato in questi giorni il Movimento nel caos mettendo in luce debolezze e lacune.

Le indagini per voto di scambio e contaminazioni camorristiche che avrebbero determinato la vittoria dei Cinquestelle nel comune del napoletano hanno già portato all’espulsione dell’ex consigliere Giovanni De Robbio. Il sindaco Rosa Capuozzo non è indagata, tuttavia per il pubblico ministero della Procura di Napoli John Woodcock ‘pur essendo parte lesa rispetto al reato di tentata estorsione ha tenuto una condotta poco lineare e da approfondire”. Il sindaco si difende da giorni e non ha ancora sciolto la riserva sulle sue dimissioni. Grillo minaccia l’espulsione se non fa un passo indietro e i maggiorenti del partito fanno quadrato intorno al capo, mentre nella base lo sconcerto è forte. 

Ma anche se il Movimento espellesse il sindaco non risolverebbe i problemi che emergono dal caso di Quarto. Il primo è che i metodi di selezione dei candidati utilizzati dai grillini non mettono a riparo il Movimento da infiltrazioni e contaminazioni né della malavita organizzata, né di qualunque soggetto poco raccomandabile interessato più agli affari propri che a quelli dei cittadini. Il secondo riguarda le realtà locali, che oggi si stanno rivelando il vero tallone di Achille del Movimento. Non basta dirsi duri e puri per esserlo, né portare la bandiera dell’onestà per avere gli anticorpi alla corruzione. Le realtà locali sono le più insidiose e nel sud, dove la camorra è sempre alla ricerca di nuovi referenti, ancora di più. Misurarsi con il governo dei territori oggi è la sfida più grande in politica, a maggior ragione per un Movimento giovane come quello di Grillo: se non si hanno esperienza, accortezza, dimestichezza, è facile finire travolti da fatti più grandi e più gravi di quanto si sia pronti ad affrontare. E se ricorrere alle espulsioni a Montecitorio o a palazzo Madama può servire ad arginare o tamponare derive individualistiche e voci fuori dal coro, nel resto del Paese la faccenda è un po’ più complicata. E’ in periferia, non nel palazzo, che la situazione rischia di sfuggire di mano. 

Oggi il Movimento che pure avanza nei sondaggi accorciando le distanze dal Pd, assomiglia a un gigante dai piedi di argilla. Il consenso c’è, i numeri anche, ma alla prova dei fatti il gigante si mostra fragile e anche un po’ maldestro. Gli avversari sono spregiudicati e non esitano, pur non avendo titolo a parlare di onestà, a far banchetto delle sue falle. L’occasione è troppo ghiotta. Per non dare questo vantaggio al suo principale concorrente, ovvero il Pd, i pentastellati dovrebbero essere meno ingenui e guardare in faccia la realtà. Grillo e i suoi hanno di che riflettere perché non basta il reclutamento dal basso della classe politica per assicurare buon governo e irreprensibilità nell’agire. Liquidare il caso di Quarto con l’ennesima espulsione  senza un’analisi approfondita dell’accaduto, e se necessario un cambio di passo, sarebbe un errore.  

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