Tsipras, un anno dopo

ROMA – 25 gennaio 2015-25 gennaio 2016: la gioia in piazza Syntagma, le bandiere al vento, le note di “Bella ciao”, la spedizione italiana della Brigata Kalimera e un senso di speranza, di gioia e di festa collettiva che si diffuse nel popolo greco e in tutto quel che resta della sinistra europea.

La promessa che la Troika sarebbe stata un ricordo del passato, l’abbraccio, al termine del comizio di chiusura della campagna elettorale, con il leader di Podemos Pablo Iglesias, altro grande protagonista della battaglia per la dignità degli sfibrati paesi latini, la nomina immediata del governo, le estenuanti trattative con i creditori e la tecnoburocrazia di Bruxelles, l’affermarsi della figura del ministro delle Finanze Yanis Varoufakis e, infine, il referendum, in luglio, per chiedere al popolo greco se fosse favorevole o contrario al nuovo memorandum, imposto dalla Germania, dai suoi satelliti e dai suoi vassalli, contenente misure intollerabili per un popolo già stremato da anni di austerità, tagli drastici al welfare, ai servizi sociali, ai salari e alle pensioni; infine, una dignitosissima resa, sia pur a condizioni ancora più drammatiche di quelle previste inizialmente da un’Unione Europea trasformatasi in aguzzina più che in punto di riferimento della collettività, e la saggezza del popolo greco, il quale, chiamato nuovamente, in settembre, ad esprimersi sulla scelta del governo, si è riaffidato all’unico esponente politico che sinora ha provato a difenderne la storia e la tradizione democratica, battendosi con coraggio contro una serie di speculatori finanziari assetati di sangue e di governanti in gran parte complici che avrebbero voluto stroncare sul nascere la straordinaria esperienza ateniese.

Quella di Tsipras, dunque, non è stata una vittoria nell’immediato: non è riuscito a spazzar via la Troika come avrebbe voluto, non ha stracciato il memorandum e le sue condizioni capestro, non è ancora riuscito a restituire piena sovranità al popolo greco, non è riuscito a far affermare in Europa una visione politica, economica e sociale radicalmente alternativa a quella tuttora dominante, fondata sull’imperialismo liberista, ma ha comunque offerto un esempio.

Seguendo l’insegnamento di un grande personaggio della storia greca quale Alekos Panagulis, Tsipras ha capito che anche se non dovesse riuscirci lui, “altri seguiranno”, che quest’impresa è solo all’inizio, che ci vorranno anni e battaglie sempre più aspre e convinte ma che intanto, benché non sia ancora maggioritario, questo pensiero alternativo e finalmente convincente, autenticamente di sinistra e in grado di indicare una via di progresso, ha prodotto un terremoto pure in Spagna, dove fino a poco tempo fa sembrava regnare l’immutabilità di un bipolarismo ormai artificioso e malandato. 

Ha capito, e lo ha detto sin dall’inizio, che nessun dirigente politico, nemmeno il più brillante, amato e convincente, può farcela da solo; ha compreso che la sfida del popolo greco o diventava quella di tutti i popoli europei, primi fra tutti quelli mediterranei, o sarebbe stata persa in partenza; ha cercato alleati e ha incontrato le simpatie di milioni di persone; è diventato un simbolo e un punto di riferimento di quanti desiderano un effettivo cambiamento e si è messo a disposizione per costruirlo insieme, ciascuno nel proprio paese, secondo le caratteristiche e le peculiarità del proprio contesto storico e politico.

Si è messo al servizio della sua gente ed è riuscito, sia pur fra mille difficoltà, a trovare le risorse per rendere un po’ meno dolorose le piaghe rappresentate dai tagli imposti alla Grecia da personaggi incommentabili, il cui unico obiettivo non è risanare i paesi in difficoltà bensì spegnere sul nascere ogni tentativo di ribellione pacifica, sbarrando la strada a qualunque possibile alternativa, condannandola al fallimento, impedendo che un messaggio pulito, limpido e innovativo possa fare scuola. 

Peccato che sia andata diversamente, che dopo Tsipras sia arrivato Iglesias, dopo Syriza Podemos, e poi il governo portoghese e altre nazioni seguiranno senz’altro, guidate da un’idea spinelliana dell’Europa, da un senso di giustizia, di solidarietà, di uguaglianza, da princìpi socialisti e liberali al tempo stesso, da un netto e imprescindibile rifiuto dei dogmi che hanno gettato intere nazioni nella disperazione e nello sconforto e dalla ferma volontà di recuperare alla passione politica e civile le giovani generazioni, ossia le più colpite da una crisi che, prim’ancora che economica, è di valori, di idee, di prospettive, di orizzonti.

Era appena dodici mesi fa e una sinistra intorpidita e rassegnata ritrovava quanto meno la forza di sognare, di immaginare un destino diverso per se stessa e per i propri figli. Era appena dodici mesi fa e sembrava impossibile che un leader politico di un Paese piccolo e immiserito trovasse la forza di sfidare apertamente le istituzioni cui tutti noi ci siamo a lungo prostrati. Era appena dodici mesi fa ed iniziò una battaglia di civiltà condotta con toni garbati ma fermi, indicando un’altra idea di futuro, una prospettiva mai tentata negli ultimi trent’anni, una strada che nessuno ha più avuto il coraggio di imboccare dopo il crollo del Muro di Berlino e la fine delle ideologie novecentesche. In poche parole, Tsipras ha contribuito a costruire una vera ideologia europea, basata su valori nettamente opposti a quelli del pensiero unico liberista, infrangendo il tabù della mancanza di alternative, sfidando la narrazione corrente e introducendone una diversa che ha indotto una moltitudine di cittadini a credere che la direzione seguita finora non sia affatto la migliore né, tanto meno, la sola possibile.

Per questo, al netto dei suoi limiti e senza alcuna concessione alla retorica, stiamo parlando di un rivoluzionario, di un uomo perbene, di un politico che merita stima, di un governante destinato a segnare la storia del suo Paese e forse dell’intero continente e, soprattutto, di un sognatore che non si è mai arreso, che mai si arrenderà, che mai chinerà la testa, che mai svenderà la dignità, i diritti e la libertà della sua gente.

Per questo il tentativo di far fallire la sua esperienza di governo da parte di chi pensa che ogni uomo abbia un prezzo e tutto si possa sempre comprare è andato a vuoto; per questo il popolo greco ha trovato la forza di alzare la testa e dire basta; per questo, sui libri di storia dei nostri figli, siamo convinti che Tsipras occuperà il posto che merita, a differenza dei piccoli uomini che hanno provato a contrastarlo in modo sleale, con toni inutilmente volgari e offensivi.

 

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