Addio a Dario Fo artista unico e totale

  • Il Premio Nobel per la Letteratura è morto per insufficienza respiratoria alle 8 di questa mattina all’ospedale Sacco di Milano dove era ricoverato da due settimane  

ROMA – ”Ci ha lasciato il Grande Dario Fo. Negli occhi ho ancora la sua gioia mentre descriveva ogni suo oggetto all’apertura del Museo Fo di Verona”. A scrivere queste parole è il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini su twitter.  

Ma tanti sono oggi i messaggi di cordoglio per la scomparsa del Premio Nobel che è morto all’ospedale Sacco di Milano alle 8.00 di questa mattina per problemi respiratori, all’età di 90 anni. Ricoverato da circa due settimane in ospedale, Fo ha lavorato e dipinto fino all’ultimo con lo stesso entusiasmo e la stessa vitalità che lo ha accompagnato in tutta la sua vita e la sua eclettica carriera. Solo il 20 settembre scorso aveva presentato a Milano il libro, dal titolo “Darwin”, dedicato al padre dell’evoluzionismo. Mentre nel mese di agosto a Cesenatico, a Palazzo del Turismo, aveva esposto una serie di suoi lavori, tra dipinti, sculture, opere grafiche, accompagnate da alcuni testi di “Darwin”. Aveva inoltre da poco finito di scrivere il suo ultimo libro “Quasi per caso una donna. Cristina di Svezia” che aveva consegnato a Guanda per cui uscirà entro la fine del 2016. 

Definire Fo non è semplice perché sarebbe talmente riduttivo essendo stato un grande protagonista della cultura, non solo italiana ma internazionale, una personalità poliedrica, ma soprattutto un artista totale e a tutto tondo. E’ stato autore teatrale, scenografo, scrittore, attore, regista, fine illustratore. La pittura è stata una del sue più grandi passioni che ha portato avanti fino agli ultimi giorni della sua vita. La pittura è stata una del sue più grandi passioni che ha portato avanti fino agli ultimi giorni della sua vita. Non a caso ha sempre amato definirsi “attore dilettante e pittore professionista” anche perchè a soli 17 anni aveva cominciato a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove aveva incontrato maestri come Funi, Carrà, Carpi. 

Nato a Sangiano, un piccolo paese della  provincia di Varese, il 24 marzo del 1926, Fo è stato un grande innovatore, che con indipendenza, intraprendenza, impegno politico, capacità ironica e satirica, ha saputo dare un contributo fondamentale alla cultura nel senso più ampio, incantando intere generazioni.

Sposato con Franca Rame dal 1954, per sessant’anni con lei ha condiviso tutte le sue passioni artistiche e politiche. Scomodo, anticonformista e anticlericale viene censurato più volte, ma questo non gli impedisce di portare avanti la sua idea di una cultura alternativa utilizzando lo strumento della satira. Alla fine degli anni Sessanta, in piena contestazione giovanile, Fo abbandona i palchi “borghesi” e comincia a recitare nelle piazze, nelle fabbriche trasformandosi in “giullare del popolo”. Nel ’69 porta in scena “Mistero Buffo”, il suo grande capolavoro nel quale utilizza per la prima volta il grammelot, il linguaggio teatrale che si rifà alle improvvisazioni giullaresche e allaCommedia dell’arteDel  1970  è l’opera Morte accidentale di un anarchico che segna il ritorno di Fo alla farsa e all’impegno politico. L’opera è chiaramente ispirata al caso della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli

Nel 1997 vince il premio Nobel per la letteratura, al quale era già stato candidato nel 1975, con la seguente motivazione: “Perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”Nel 1999 viene insignito della laurea honoris causa dall’Università di Wolverhampton (Inghilterra centrale), insieme a Franca Rame. Mentre nel 2005 viene insignito della stessa onorificenza dalla Sorbona di Parigi, e l’anno successivo dalla Sapienza di Roma. Prima di lui, solo altri due autori di teatro avevano ricevuto una laurea honoris causa dalla Sapienza: Luigi Pirandello e Eduardo de Filippo.

La morte di Franca Rame nel 2013 è per Fo un brutto colpo tuttavia il grande intellettuale, pur dolente e privato della sua compagna di vita, continua nelle sue molteplici attività. 

Proprio lo scorso anno a marzo, alla vigilia del suo novantesimo compleanno, ha inaugurato ilMuseo Archivio Laboratorio – MusALab Franca Rame DarioFo, a Verona, alla presenza di Dario Franceschini. Il museo- archivio costituisce per la città un dono straordinario con la sua ricchissima raccolta di  disegni, dipinti, bozzetti, manifesti, copie di contratti, fatture, libri, articoli, costumi, pupazzi, marionette, scenografie, locandine  e fotografie di scena. E solo pochi giorni fa è stato siglato un protocollo d’intesa tra l’Archivio e il Comune di Verona,  per promuovere iniziative legate alla diffusione della cultura teatrale e non solo. 

Insomma se ne va un artista geniale, ma come ha sottolineato oggi James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera, citando una frase di Isabelle Allende: “La gente muore solo quando viene dimenticata” e nel caso di Dario Fo la sua preziosa opera vivrà per sempre incitandoci ad andare avanti, con forza e coraggio e amore per il teatro”.

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