Emergenza coronavirus. Dall’Istituto Gestalt di Trieste sostegno gratuito a chi è in difficoltà

Intervista a Paolo Baiocchi, medico psichiatra, psicoterapeuta, direttore dell’Istituto Gestalt Trieste 

Un team di psicologi e psicoterapeuti della Gestalt daranno sostegno gratuito alle persone che si trovano in prima linea contro il Covid-19 e quei cittadini che, isolati a casa da parecchi giorni, sviluppano emozioni di angoscia, impotenza e incertezza. E’ questa la nobile iniziativa dell’Istituto Gestalt e la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia di Trieste diretta da Paolo Baiocchi, medico psichiatra e psicoterapeuta. 

Ma non è tutto. Il team della Gestalt offre sostegno gratuito anche a chi è in prima linea, ovvero gli operatori sanitari, medici e infermieri, il personale OS negli ospedali, i farmacisti e il personale dei supermercati che sono eroicamente esposti negli orari di lavoro al contagio. 

Abbiamo chiesto al dott. Baiocchi una sua opinione su quello che sta succedendo…

Nel nostro progetto la prima attenzione va a una scrupolosa e metodica osservazione dei problemi emergenti, in modo da poter poi fabbricare delle soluzioni efficaci a ciò che abbiamo scoperto essere importante.
Ci sono tre categorie di persone che vanno sostenute, in modo diverso una dall’altra: le persone sane in isolamento, chi è stato “toccato” dalla malattia, perché ammalato o perché vicino a un parente o amico malato o morto, e chi, pur sano, si trova a contatto diretto con la malattia, come il personale sanitario, i farmacisti ecc.
I primi sono angosciati, annoiati e spaventati relativamente al futuro. I secondi hanno una sorta di traumatizzazione e a volte devono elaborare delle perdite, i terzi hanno livelli altissimi di stress che a volte si associa alla paura e altre volte a un atteggiamento da guerriero.

Come nasce la vostra iniziativa?

Io sono un medico e coordino tanti medici e psicologi che si sono formati nella nostra Scuola di Specializzazione. Noi usiamo affrontare i problemi rimanendo il più possibile in contatto con la verità, anche se dolorosa e condividiamo e filtriamo assieme le informazioni per arrivare quanto più possibile vicino alla oggettività delle cose.
Dai dati che stavamo analizzando ci rendemmo conto da subito che questa malattia non era una comune influenza, anche quando le fonti di informazione davano messaggi positivi e consolatori. Decidemmo così di utilizzare la metodologia di lavoro che in passato ci permise di ottenere risultati eccellenti nel sostenere 600 disoccupati. Si chiama metodologia della Action Research e fu inventata da Kurt Lewin. Il progetto nasce su questa base e vuole aiutare quanti più cittadini e operatori in prima linea.

Il vostro sostegno può essere richiesto da tutto il territorio nazionale? Crede che la modalità in smart working possa rivelarsi utile, come primo approccio?

Si, assolutamente si. Da anni io utilizzo le nuove tecnologie per seguire pazienti che vivono in regioni lontane e all’estero. Sono da sempre un appassionato del digitale e questo hobby, in questa situazione di assoluta emergenza sanitaria e sociale, è tornato utile all’ennesima potenza. Ho scoperto che in alcuni aspetti le terapie in video call hanno addirittura dei vantaggi rispetto alla comune seduta compiuta dal vivo in uno studio professionale. Ed è ciò che sto insegnando a tutti gli psicoterapeuti e psicologi impegnati volontariamente in questo progetto.

Quanto può rivelarsi importante un approccio di sostegno come il vostro in un particolare momento come quello che stiamo vivendo?

In questa fase della pandemia l’espetto psicologico ritengo sia cruciale. Pensiamo ad esempio a quanti lutti e quante perdite dovranno essere elaborate dalle persone nelle regioni più colpite. Quante immagini shoccanti e dolorose dovranno essere elaborate da chi è stato in prima linea.
Ma pensiamo soprattutto a quali sfide saremo tenuti a fronteggiare all’interno di un cambiamento sociale di portata enorme, che coinvolgerà l’aspetto lavorativo, personale e sociale. Per questo dobbiamo prepararci, coltivando strumenti psicologici che ci permettano di adattarci creativamente al nuovo futuro. La psicologia non deve essere soltanto una chiave di consolazione e abbattimento dell’angoscia, deve sostenere il cambiamento  e la costruzione di nuove modalità per fronteggiare un futuro che non conosciamo ancora. Modalità positive, creative ed efficaci.  

Che risposta vi attendete da parte dei cittadini e in particolare del personale medico e paramedico?

La verità è che il progetto cerca proprio di mettere da parte le nostre aspettative. Non abbiamo veramente esperienza di cosa stia succedendo e soprattutto non abbiamo il potere di prevedere cosa accadrà in futuro. Per questo il nostro progetto si fonda su un ascolto attento e capillare dei cittadini e degli operatori in prima linea, proprio per capire cosa veramente sta succedendo, giorno per giorno. Cosa facciamo di queste informazioni che vengono raccolte mediante i colloqui on line dei nostri terapeuti? Costruiamo settimana dopo settimana la lista delle problematiche emergenti più importanti. In questo modo il team dei terapeuti prima e in un secondo momento il team degli esperti possono e potranno via via elaborare le soluzioni più efficaci.
 
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Medico psichiatra, psicoterapeuta. Dirige l’Istituto Gestalt Trieste e  la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della Gestalt a Trieste. 
Autore del modello GESTALT EMPOWERMENT che è diffuso in Italia, Spagna, Chile e Messico.
Autore del metodo COMUNICAZIONE SANA, che viene insegnato attualmente in tre università italiane.
Autore del metodo FORMULA DI CAMBIAMENTO per la gestione delle abitudini negative e la costruzione delle abitudini desiderate.
Autore del metodo LE DODICI FUNZIONI DELLA VOLONTA’ per lo sviluppo della forza dell’io e della responsabilità esistenziale.
Da sempre impegnato in iniziative di sostegno alla comunità attraverso la libera diffusione dei materiali didattici emergenti dalla sua personale ricerca e da quella del suo Team.
 

 

 

 

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