Industria e arte si incontrano nel nome della sostenibilità

L’esempio virtuoso di FPT Industrial. Intervista a Carlo Moroni,  Head of Communication della multinazionale leader nella produzione di motori industriali

Ne abbiamo parlato anche con Renato Leotta vincitore con l’opera “Mare” del Premio FPT for Sustainable Arts, realizzato in collaborazione con Artissima.

ROMA – Può una multinazionale leader nella produzione di motori industriali veicolare la propria visione attraverso la sensibilità espressiva dell’arte? FPT Industrial è l’esempio tangibile di come il mondo dell’industria e quello dell’arte possano attivare, grazie a un approccio innovativo ed etico, un proficuo confronto, in grado di promuovere modelli di sviluppo sostenibile, mettendo al centro la salvaguardia ambientale, la responsabilità sociale e l’attenzione agli equilibri ecosistemici. Un cambio di paradigma che oggi, di fronte all’incertezza e alla complessità attuale, assume un significato e un valore inestimabile.

A parlarcene è Carlo Moroni,  Head of Communication di FPT Industrial. 

Da cosa nasce la volontà e l’esigenza di una multinazionale come la vostra di coniugare l’attività industriale con quella culturale e artistica?

Nasce dal desiderio di spiegare a un pubblico allargato, non soltanto di addetti ai lavori, quale sia il nostro ruolo, ovvero quello di un’azienda che realizza motori industriali in un processo di transizione energetica, come quello che stiamo vivendo, e soprattutto in un’ottica di sostenibilità e di sempre maggiore impegno nella salvaguardia dell’ambiente. 

Avevamo di fronte una vasta gamma di opzioni per provare a rendere chiaro il nostro obiettivo, ma abbiamo pensato di farlo attraverso una proposta che potesse essere interessante. L’arte, in senso ampio, ma più specificatamente quella contemporanea,  ci sembrava un territorio stimolante, accessibile,  in grado di veicolare messaggi coerenti con la nostra visione. Quello dell’arte è un linguaggio universale, attraverso il quale è possibile comunicare e trasmettere l’operato e la missione di un’azienda a livello globale, superando anche le barriere linguistiche.

Ad oggi avete realizzato diversi progetti. Quali sono state le prime collaborazioni e come sono nate?

La prima contaminazione artistica è nata grazie alla conoscenza di lungo corso con Maurizio Cattelan e il fotografo Pierpaolo Ferrari che, con il loro hub Toiletpaper, hanno realizzato alcuni scatti molto iconici e “pop” con i nostri motori  industriali. Quindi il percorso è nato un po’ come una sorta di esercizio stilistico, poi ci siamo resi conto, anche semplicemente dal monitoraggio dei social media, che poteva essere, invece, un territorio molto interessante e in grado di generare adesione. Da lì abbiamo studiato in maniera più scientifica come consolidare questo nostro impegno in ambito artistico. 

Nel 2019, anno delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, abbiamo reso omaggio al genio rinascimentale, in particolare nella sua veste di ingegnere, promuovendo due mostre: una alle Gallerie dell’Accademia di Venezia e una ai Musei Reali a Torino. Il Leonardo ingegnere  è divenuto anche il nostro “company mentor”, un riferimento valoriale, una fonte di ispirazione e di stimolo ad eccellere, cosa che cerchiamo di fare nel nostro campo. Abbiamo poi sostenuto l’installazione artistica di Roberto Cuoghi, in Piazza San Carlo a Torino, per la rassegna “Luci d’artista”. Il percorso d’arte si è così man mano consolidato. Siamo stati, infatti, anche Main Sponsor del Padiglione Italia alla Biennale Arte di Venezia 2019, e promotori dell’installazione Consider yourself as a guest (Cornucopia) dell’artista Christian Holstad, prodotta interamente con rifiuti plastici, recuperati dai pescatori nei fondali marini. L’opera è nata quindi da una riflessione sull’urgenza di sensibilizzare nei confronti del problema, sicuramente noto, ma mai a sufficienza, dell’inquinamento dei mari e degli oceani. 

Dalla Biennale di Venezia siete arrivati addirittura a realizzare un premio in collaborazione con Artissima…

Il dialogo con Artissima è iniziato da un discorso territoriale, anche noi siamo di Torino e, prima del Covid abbiamo esposto in fiera l’opera di Holstad. Da lì è nata una collaborazione che ci ha spinti a pensare di realizzare il Premio FPT for Sustainable Art. Per noi era necessaria una riflessione sulla sostenibilità e anche sulla complessità dei processi di produzione.  Ragionando con Artissima abbiamo deciso di istituire un Premio per l’opera di un artista che meglio rappresentasse un processo virtuoso e sostenibile di produzione. Che rispecchiasse quindi anche il nostro impegnocome azienda. L’opera “Mare” di Renato Leotta, individuata dalla giuria internazionale come vincitrice del Premio, è effettivamente un lavoro che rivela sia attenzione nei confronti della natura che cura nei processi creativi. E’ stato molto interessante scoprire il trattamento realizzato dall’artista per raggiungere quegli azzurri cristallini che, visti dal vivo, tolgono veramente il respiro per la loro bellezza. Ci siamo ritrovati totalmente nell’opera e nella visione di Renato Leotta, con cui è in corso un dialogo quasi costante. 

Al momento ci sono progetti artistici in cantiere? 

Quello con l’arte è un percorso che abbiamo intrapreso da qualche anno e che abbiamo intenzione di proseguire.  Attualmente non siamo in grado di anticipare il prossimo progetto. Quello che possiamo sicuramente dire è che siamo entrati nel mondo dell’arte per rimanerci. 

Quali altri vantaggi può offrire il coinvolgimento artitstico/culturale e perché un’azienda dovrebbe investire in questo settore? 

L’arte è un territorio molto ricco, fatto non solo di opere, ma anche di persone, quindi il dialogo che si instaura con curatori e artisti è un momento di incontro, di scambio e di condivisione di valori. L’Italia poi con tutto il suo patrimonio culturale facilita sicuramente questo confronto. 

Con l’arte si entra in un territorio esteticamente bello, che arricchisce e non lascia mai neutrali. Come multinazionale cerchiamo quindi di raccontare la nostra visione attraverso l’arte.

Ci sono  dinamiche che secondo voi questa emergenza pandemica sta imponendo, sia da un punto di vista industriale sia rispetto al vostro coinvolgimento nell’ambito artistico? 

Da un punto di vista industriale la pandemia ci ha “costretti” ad accelerare il processo di digitalizzazione su diversi fronti, a una velocità che non avremmo previsto prima. Sul fronte artistico, siamo ancora in una fase preliminare, di conoscenza del mondo dell’arte. Non siamo dei mecenati, o comunque lo siamo da poco, non abbiamo ancora quella consapevolezza perfettamente consolidata. Stiamo acquisendo ora l’identità di un’azienda che, da una parte promuove l’arte e gli artisti, dall’altra veicola messaggi di impegno sostenibile attraverso essa. La pandemia ci ha permesso di studiare, di confrontarci con gli artisti, con i curatori. Adesso, dopo uno stallo oggettivo di qualche mese,  bisogna capire come e quando ripartire. 

Proseguirà il vostro impegno con Artissima?

Il dialogo con Artissima è sempre aperto. 

Avete intenzione di espandervi al di fuori del vostro territorio, in una dimensione più internazionale? 

La consapevolezza che abbiamo è che l’arte piace, anche al mondo dell’industria. Per cui dopo questi bellissimi esercizi “made in italy”, che hanno comunque avuto risvolti internazionali, la sfida è quella di avere uno sfogo più ampio, a livello globale appunto. 

Renato Leotta (Torino, 1982), è il vincitore della prima edizione del Premio FPT for Sustainable Arts, promosso da FPT Industrial. Per Artissima Unplugged Stasi Frenetica, presso la GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, l’artista ha presentato l’opera MARE, un “orizzonte” che fa parte di una serie di teli intinti in acqua marina la cui trama è disegnata dal sale cristallizzato sul cotone.

Qual è la genesi dell’opera “Mare”? E’ un lavoro in continuità con il tuo percorso creativo?

Questo lavoro fa parte di una serie di ricerche per registrare in maniera analogica le altezze delle maree e di conseguenza le posizioni e fasi della luna.

Cosa ha rappresentato per te vincere il Premio FPT for Sustainable Arts e quale dialogo si è attivato con questa realtà industriale così innovativa?

E’ sicuramente un piacere poter entrare in contatto con una azienda di questo spessore, mi piacerebbe con loro poter sperimentare qualche progetto nel campo della nautica tra arte e tecnologia.

Come e quando inizia la tua ricerca e pratica artistica in relazione così diretta con la natura, al punto da diventare essa stessa strumento per la realizzazione dell’opera?

Non saprei, credo sia una cosa che ha a che fare con l’osservazione delle cose che ci circondano e che come noi fanno parte della natura delle cose.

Il tema della sostenibilità ambientale e dell’urgenza climatica è inevitabilmente più presente nell’immaginario dell’artista contemporaneo. Come è cambiata la coscienza ecologica degli artisti in questi anni?

Penso sia spesso una coscienza molto teorica, bisogna fare ancora parecchi passi verso una considerazione di questo tema anche dal punto di vista pratico e soprattutto sui materiali. La coscienza quindi sarà cambiata ma non è sempre seguita da azioni sostenibili concrete.

La tua arte è un connubio di etica ed estetica. Consideri il tuo lavoro una sorta di attivatore sociale, una risorsa “al servizio” della comunità, in grado di sensibilizzare sulle problematiche ambientali e non solo?

Non saprei rispondere, mi limito a osservare alcuni piccoli aspetti della natura, se questo poi ha un valore collettivo sicuramente è una cosa che può farmi piacere.

Oggi in che direzione sta guardando la tua ricerca, quali altri temi sono al centro del tuo lavoro?

Mi sto dedicando molto questi ultimi mesi alla fotografia in senso classico. 

Come pensi stia cambiando la pratica artistica anche a fronte dell’emergenza pandemica, quali scenari futuri si prospettano? Come l’hai vissuta e quanto ha influito sul tuo immaginario?

Occupandomi di piccole osservazioni sulla natura e sul tempo per me è come se l’oggetto delle mie ricerche si fosse allargato su tutto. Per me è stato uno scenario ancora adesso incomprensibile, sicuramente misterioso.

In quali progetti sei impegnato attualmente?

In questo momento sto realizzando una barca in legno per poter affrontare alcune piccole ricerche in mare. E’ una lancia di pochi metri, si chiama Ondina.

 

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