Ambiente. L’uomo di Neanderthal? Un nonno di cui andare fieri

La prima cosa che l’uomo primitivo si è procurato, appena sceso dagli alberi, e ancora prima di scoprire il fuoco, è stato un tetto sulla testa. 

E’ un’esigenza sopravvissuta ai millenni: dormire sotto i ponti è la soluzione estrema dei poveretti di ogni epoca, mentre dalla capanna di paglia al grattacielo è stato per tutta l’umanità un lento ma costante passaggio obbligato. Ma prima della capanna c’è stata la soluzione ideale della grotta che offriva riparo dalla pioggia, ti proteggeva dalle fiere, si poteva addirittura riscaldare con un bel fuoco, una volta scoperto. 

Questo succedeva all’uomo di Neanderthal e ai suoi coetanei. Oggi il problema casa è meno complicato, o almeno così sembra all’uomo diciamo moderno, più che sapiens. Se non hai i contanti fai un mutuo in banca, t’indebiti per tutta la vita ma puoi comprarti un monolocale, un appartamentino, un villone, a seconda delle esigenze e delle possibilità. Poi te lo arredi secondo i tuoi gusti e ci vai ad abitare. E quando piove a dirotto dai vetri rigati della finestra vedi la poggia scendere sul mondo e, dopo un fugace pensiero ai poveretti che non hanno un tetto sulla testa, ti congratuli con te stesso per essere stato tanto bravo da sapere amministrare entrate e uscite e assicurarti un benessere che non è da tutti, a questo mondo. 

Uno sguardo al televisore ti riporta a Neanderthal e alla sua grotta: il merito è di Piero Angela che con i suoi programmi culturali di serio approfondimento, come la nuova serie di Quark in onda oggi su Rai 1, ti fa ogni volta conoscere personaggi di epoche remote come fossero vicini di casa o colleghi di ufficio. Sempre che tu abbia voglia di sbrigliare la fantasia. 

Restando all’amico Neanderthal, ti vengono in mente domande che ti sarebbe tanto piaciuto potergli fare di persona, senza il tramite di Piero Angela. Ad esempio: quando pioveva che faceva il nostro cavernicolo? Intanto, se era furbo e la pioggia scrosciava a dirotto, si faceva una bella doccia. Poi diceva alle sue donne di mettere un po’ d’ordine nella grotta, visto che non potevano uscire a cercare da mangiare e non dovevano starsene con le mani in mano. Come si vede, fin da allora i ruoli in casa (o in caverna) erano stabiliti, inutile farsi illusioni, l’emancipazione femminile aveva ancor qualche millennio da scavalcare prima di arrivare ai traguardi odierni. Che non sono poca cosa: carriera politica, medaglia d’oro alle Olimpiadi, romanzo di successo, consiglio di amministrazione, volo spaziale, ma anche e non sempre in alternativa, famiglia esemplare, marito innamorato, figli adorabili. Vuoi mettere? I movimenti femministi sono comprensibilmente insoddisfatti, vorrebbero giustamente di più, un ruolo della donna non inferiore o subalterno a quello dell’uomo, stesso livello retributivo, ulteriori progressi verso una sorta di uguaglianza che rispetti la diversità ma non mortifichi l’individuo. Ma, statene certi, la lunga marcia della donna continua, si può dire sia appena partita, e andrà lontano. 

Questo l’amico Neanderthal non poteva saperlo, ma forse l’aveva intuito. Nelle sue grotte poco alla volta il ruolo della donna è cresciuto d’importanza: non solo spazzare e portare fuori l’immondizia, ma anche badare al fuoco, che rappresentava la sopravvivenza, uscire a cercare cibo per tutta la famiglia (professione cercatrici e raccoglitrici), ovviamente curare la prole dopo averla messa al mondo, insomma compagne di vita sotto lo stesso tetto, anche se a forma di caverna, senza troppe complicazioni. Quelle sono venute in seguito, quando nella tribù è comparso il primo stregone, che poco alla volta ha confuso le idee ai maschi dicendo male delle femmine perché subito gli erano sembrate poco disposte a starlo a sentire. Allo stregone, nel tempo, sono seguiti i sacerdoti che nei millenni e a tutte le latitudini hanno vestito i panni più diversi, ma sempre poco o affatto inclini a riconoscere alla donna qualche merito in più. Non che il mondo moderno faccia registrare grandi novità in questo campo: nella struttura organica di quasi tutte le grandi religioni monoteiste la donna ha tuttora rispetto all’uomo un ruolo secondario, che nessuna annunciata riforma sembra voler davvero rivalutare.

Le violenze sessuali contro le donne quotidianamente commesse in tutto il mondo e che fanno migliaia e migliaia di vittime sono un segno dei tempi. L’immagine del cavernicolo con la clava che trascina per i capelli la donna come una preda è più da giorni nostri che della preistoria. Noi ne abbiamo fatto una fortunata striscia di disegni animati, ma a quegli “antenati” da cartoon il nostro amico Neanderthal non assomigliava molto. Lui invece è stato un nostro nonno di cui dovremmo essere fieri: serio, responsabile, grande lavoratore, amante della famiglia, rispettoso delle donne e soprattutto dell’ambiente naturale, molto più di quanto si possa dire della nostra epoca. Una società, quella di oggi, che la terra la sta allegramente oltraggiando, si vede da come inquina i mari, avvelena i fiumi, distrugge le foreste, produce ogni anno una quantità di anidride carbonica cento volte superiore a quella emessa da tutti i vulcani attivi, continua a sfruttare l’energia nucleare e da noi, che pure da anni vi abbiamo rinunciato con un referendum, non si è ancora trovata una soluzione al problema del ricovero delle scorie radioattive. Insomma, facciamo finta di non accorgerci che la natura si sta ribellando per riprendersi i suoi spazi, e manda segnali inequivocabili (alluvioni, terremoti, pandemie, temperature anomale) che restano purtroppo inascoltati. I Grandi della terra sembrano preoccuparsi ma non affrontano seriamente i problemi. Di questo passo i nostri pronipoti torneranno prima o poi alla caverna di nonno Neanderthal. Lui sì che sapeva vivere: ce lo mostrano le immagini di una caverna preistorica recentemente scoperta in Africa che era un modello di organizzazione familiare e di conseguenza sociale. Non possiamo dire la stessa cosa di certe favelas sudamericane o di campi di rifugiati nei paesi in guerra perenne. Giacomo Leopardi ai suoi tempi aveva scritto di una “natura matrigna”, noi oggi siamo a dir poco “figliastri irriconoscenti”. 

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