“Repubblica” risibile accusa alla Fiom: oltre i lavoratori, così nasce il partito antagonista

ROMA – Che distratti, un po’ svagati questi metalmeccanici che hanno riempito Piazza San Giovanni e strade adiacenti. La testa del corteo ha messo il piede dentro la storica piazza, quella delle manifestazioni con un denominatore comune, la difesa della Costituzione, l’applicazione in ogni sua parte, dall’articolo 1, quello che dice  l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro alle libertà  collettive e degli individui, l’essenza insomma della democrazia.

Questa piazza era stata sfregiata da sparuti gruppi di violenti in una giornata in cui Roma aveva subito un’aggressione di che l’avevano profondamente ferita. Era questo il primo obiettivo della Fiom e della Cgil, delle tute blu. Lo  hanno centrato in pieno. Ha un valore, un significato in un Paese in cui il distacco fra i cittadini e le istituzioni, i partiti, si badi bene non la  buona politica perché senza politica non c’è democrazia che tenga. Se l’economia, la finanza, le grandi agglomerate che dominano il mercato, prendono il posto della politica come prima: non c’è tecnocrazia che tenga.  Un messaggio chiaro, senza fronzoli.  Questo hanno detto le “ tute blu”. Invece no, arrivano solerti commentatori, editorialisti, sociologi da strapazzo, analisi perditempo e spiegano come  quei tantissimi lavoratori che hanno riempito treni e pullman siano stati gabbati da quel perfido estremista  che è Maurizio Landini. La riconquista del contratto nazionale, il rientro nelle  fabbriche Fiat,  l’articolo 18 e la difesa delle libertà sindacali, la lotta alla precarietà,  il rapporto fra sindacato e governo, il tavolo del confronto, la necessità di una svolta nella politica economica e sociale, la riforma delle pensioni che va rivista, un piano strategico di politica industriale tutte balle.

Finalmente il perfido estremista Landini svela i suoi progetti

Basta leggere il titolo di Repubblica : “ Precari, movimenti e tute blu, così nasce il partito antagonista”. Ecco il perfido Landini, finalmente svela il suo progetto.” La Fiom – si legge nell’articolo- è il collante del dissenso italiano di sinistra, è il catalizzatore di tanti orfani della politica o di una “sinistra assente come ripete Landini”. Perché? La spiegazione è semplice: con la Fiom  sono non solo gli operai ma tanti movimenti, cassaintegrati, precari, studenti, antinuclearisti, e difensori dell’acqua pubblica, perfino agricoltori solidali, e poi centri sociali.  Se il giornalista di Repubblica scorresse la lista delle adesioni  alla manifestazione scoprirebbe che ci sono personalità del mondo della cultura, del cinema, delle professioni, economisti, giuslavoristi e via dicendo. E’ un reato? Significa voler costruire il partito antagonista ? Oppure è una scelta di movimenti, associazioni,  giovani, studenti, intellettuali che vogliono dire la loro, aderiscono a manifestazioni non solo quelle della Fiom-Cgil ma alle tante che si svolte in questo paese promosse appunto da movimenti e associazioni che, fra l’altro, hanno vinto referendum portando a votare milioni di italiani. Una società democratica non è fatta solo di partiti e istituzioni.

Il disprezzo per il protagonismo sociale, sale della democrazia

C’è un protagonismo sociale, i sindacati in primo luogo, che assicura la democrazia, il “controllo” degli eletti da parte degli elettori. Un “ controllo” che in Italia non c’è più visto che gli eletti sono i rappresentanti di ristretti gruppi dirigenti dei partiti. Allora questo “ controllo” si riprende con varie forme di mobilitazione, anche scendendo in piazza, contrastando le scelte  dei governi e delle forze politiche quando sia ritiene non rispondano alla esigenze del paese, della fasce più deboli, nel caso dei lavoratori e  dei pensionati. Ma no. Sempre da Repubblica il “ peccato originale” della Fiom  che “ vuole da sempre essere la quarta confederazione, accanto e diversa da Cgil, Cisl, Uil.” Solo chi non conosce la storia della Cgil  può dire una sciocchezza di queste dimensioni, ignora che la Confederazione di Corso d’Italia non è una galera.  E’ una Confederazione di lavoratori, con le loro  opinioni, sensibilità. Sulle  forme di mobilitazione, sciopero generale, come ha chiesto Piazza San Giovanni o  altre forme di lotta  da mettere in atto, se il governo non risponde positivamente alle richieste dei sindacati c’è diversità. Ma la valutazione della situazione è comune, Il segretario generale della Cgil concludendo una grande assemblea delle Camere del Lavoro ha affermato: “ Noi lavoriamo per l’accordo sulla riforma del mercato del lavoro, ma se il governo dovesse decidere ‘autonomamente’, o non si dovessero determinare le condizioni per la firma, la nostra risposta non sarà uno sciopero generale, la fiammata di un giorno, ma la costruzione di un movimento che durerà e che lascerà il segno attraverso un percorso articolato di mobilitazioni”.  Identica quindi la valutazione, duramente critica nei confronti del governo Monti, diverse le forme di lotta da mettere in campo.

Il peccato dei metalmeccanici: propongono  un progetto di trasformazione sociale

Repubblica “ scopre” che  infine che i metalmeccanici hanno l’ambizione di avanzare il proprio progetto per la trasformazione sociale: Pensate quale delitto di lesa maestà: La Cgil non solo ha l’ambizione ma indica i capisaldi di un nuovo modello di sviluppo, a partire dalla centralità del lavoro e non del mercato. E non è poco. Monti per esempio la pensa diversamente. Non solo, la Ces, Confederazione che raggruppa 84 sindacati europei proprio alla fine del mese di febbraio ha indetto una giornata di mobilitazione  con uno slogan efficace:Adesso basta! Vogliamo posti di lavoro e giustizia sociale”. Appunto un nuovo modello di sviluppo. Siccome il suo giornale non ne ha dato notizia non è tenuto a saperlo. Nell’articolo si ricorre  anche  a un politologo come  Marco Revelli il quale sintetizza a proposito della piazza San Giovanni: “ E’ l’Italia che non ci sta. Che non capisce perché debba stravincere Marchionne, che si domanda perché debba essere lei a pagare sempre il prezzo più alto della crisi.” Ben detto. Mania lo scrive ma evidentemente capirlo è troppo difficile.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe