Deep technology, le nuove sfide al servizio della ricerca

Con lo sviluppo di nuove tecnologie mediche si sono aperte nuove speranze per la  ricerca sulla pandemia di coronavirus. Attraverso un approccio completamente nuovo le infrastrutture di ricerca si sono unite per affrontare insieme la pandemia da Coronavirus 

Non va dimenticato che le recenti neonate  deep tech o deep technology sono prevalentemente aziende startup che hanno proprio l’obiettivo di fornire tecnologia basata su sostanziali progressi scientifici  come la scienza dei materiali avanzata, l’intelligenza artificiale o la biotecnologia e portare scoperte scientifiche completamente nuove. Non a caso il settore delle “deep tech” include aziende farmaceutiche che utilizzano la potenza di elaborazione ultraveloce dei computer quantistici per simulare reazioni chimiche complesse per scoprire nuovi farmaci. La deep tech d’altra parte  si basa spesso sulla ricerca “fondamentale” guidata dalla curiosità scientifica per via teorica e non testata, piuttosto che sulla ricerca “applicata”, che migliora la tecnologia esistente. Con la diffusione del coronavirus in Europa all’inizio del 2020, molte aziende di deep tech hanno adattato la loro tecnologia per trovare nuove risposte alla cura.

Un esempio emblematico ci arriva dal progetto europeo ATTRACT  che attualmente sta supervisionando quasi 170 progetti di deep tech per raggiungere gli investitori pronti a finanziare nuove ricerche. Insomma,  una nuova ondata di tecnologia medica basata sulla ricerca fondamentale potrebbe rispondere prontamente alla pandemia.

Un altro esempio arriva dalla Galactica Biotech una società irlandese che utilizza l’apprendimento automatico per aiutare le piccole aziende farmaceutiche a trovare nuovi usi per le loro molecole, anche per trattare il Coronavirus. Poiché le molecole sono già convalidate per uso medico, i nuovi farmaci vengono spesso approvati più velocemente.  Galactica ha una certa esperienza in questo settore, avendo utilizzato il proprio algoritmo di intelligenza artificiale durante l’epidemia di Ebola del 2014 per cercare possibili trattamenti e sviluppare nuove combinazioni di farmaci in grado di trattare i sintomi del virus. 

L’European Synchrotron Radiation Facility (ESRF) di Grenoble, in Francia, è riuscita a  generare potenti raggi X costringendo un elettrone in rapido movimento a cambiare direzione. I raggi X possono quindi essere focalizzati dalle 32 linee di luce dell’ESRF. Linee messe a disposizione anche per la ricerca basata sul Covid-19. L’utilizzo di questi raggi X può essere utile per analizzare processi biologici veloci e complessi, come le reazioni proteiche e per visualizzare il tessuto polmonare dei pazienti con Covid-19.

Probabilmente la pandemia  ha offerto nuove opportunità alla deep tech tant’è che molti centri di ricerca  sono diventati più ricettivi all’accelerazione dei processi e dei meccanismi per consentire nuove ricerche innovative.

Proprio di questo se ne discuterà on line dal 22 al 24 settembre 2020 alla conferenza delle Giornate europee della ricerca e dell’innovazione

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