Ricerca. Combattere il cancro intestinale con la nanotecnologia

I tassi di sopravvivenza al cancro dell’intestino potrebbero essere migliorati se i farmaci chemioterapici fossero somministrati tramite minuscole nanoparticelle agli organi malati piuttosto che tramite trattamento orale.

Questa è la conclusione di alcuni scienziati indiani e australiani che hanno intrapreso uno studio utilizzando le nanoparticelle per colpire il cancro intestinale, il terzo cancro più comune al mondo e il secondo più mortale.

I ricercatori hanno dimostrato attraverso esperimenti su animali che le nanoparticelle contenenti il ​​farmaco chemioterapico Capecitabina (CAP) si attaccano direttamente alle cellule malate, aggirando le cellule sane e quindi riducono gli effetti collaterali tossici, nonché le dimensioni e il numero di tumori.

Gli scienziati, della Manipal Academy of Higher Education, dell’Indian Institute of Science e dell’Università del South Australia (UniSA), hanno pubblicato i loro risultati (“Nanoparticelle di silice mesoporosa rivestite di coniugato acido chitosano-glucuronico: una risposta intelligente al pH e recettore- sistema mirato per la terapia del cancro del colon-retto”) in Polimeri di Carboidrati.

 

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University of South Australia


Secondo la ricerca il CAP (altrimenti noto come Xeloda) è il farmaco chemioterapico più usato per il cancro dell’intestino. Tuttavia, a causa della sua breve durata, è necessaria una dose elevata per mantenere una concentrazione efficace, che provoca alcuni effetti collaterali gravi se somministrato in modo convenzionale, tra cui forti dolori alle mani e ai piedi, dermatiti, nausea, vomito, vertigini e perdita del gusto. Effetti amplificati perché il farmaco colpisce sia le cellule sane che quelle malate.
La valida alternativa alla terapia convenzionale è quindi la somministrazione mirata di farmaci utilizzando nanoparticelle come vettori intelligenti in modo che il farmaco possa essere somministrato specificamente al tumore. Ciò consente una dose più piccola e meno tossica.

La PAC rilasciata tramite nanoparticelle riduce sia le dimensioni che il numero di tumori intestinali cancerosi, si traduce in un minor numero di cellule anormali, un miglioramento della conta dei globuli rossi e bianchi e meno danni ad altri organi, spiegano i ricercatori. Il sistema di rilascio mirato ha una duplice funzione: legare i recettori e rilasciare il farmaco nel microambiente tumorale. “È stato un progetto impegnativo, ma riteniamo che la tecnologia della piattaforma sviluppata possa essere applicata ad altri tumori e farmaci chemioterapici”, ha affermato Sanjay Garg professore scienze farmaceutiche alla UniSA, University of South Australia,

Secondo l’OMS, Organizzazione della Sanità, ogni anno viene diagnosticato un cancro all’intestino a circa due milioni di persone e la metà di queste non sopravvive. I fattori di rischio includono il consumo di carne lavorata, carne rossa, bevande alcoliche e anche l’obesità.

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