Ricerca scientifica. Come trasformare i rifiuti minerali in sabbia

Lo studio dell’Universita’ di Ginevra (UNIGE) e del Sustainable Minerals Institute (SMI) dell’Universita’ del Queensland

Un cambiamento radicale nella lavorazione dei minerali potrebbe ridurre drasticamente i rifiuti minerali, il flusso di rifiuti piu’ grande del mondo, creando contemporaneamente una fonte di sabbia sostenibile per l’ambiente. A rivelarlo e’ stato un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Universita’ di Ginevra (UNIGE) e del Sustainable Minerals Institute (SMI) dell’Universita’ del Queensland. Coniato “sabbia minerale”, questo materiale ha il potenziale per affrontare contemporaneamente queste due sfide globali di sostenibilita’, secondo il rapporto “Ore-sand: una nuova soluzione potenziale per gli scarti delle miniere e le crisi globali di sostenibilita’ della sabbia”.

Dopo l’acqua, la sabbia e’ la risorsa naturale piu’ sfruttata del pianeta. Tuttavia, la sua estrazione da mari, fiumi, spiagge e cave ha un impatto sull’ambiente e sulle comunità circostanti. Cemento, asfalto, vetro, chip elettronici: la sabbia ha molte applicazioni. Composto da piccole particelle minerali, questo materiale granulare proviene da ambienti dinamici sensibili come mari, spiagge, laghi e fiumi o, da ambienti terrestri statici come antichi depositi fluviali e cave di roccia. Si stima che ogni anno vengano utilizzate 50 miliardi di tonnellate di sabbia.

Negli ultimi due decenni la domanda e’ triplicata principalmente a causa dell’urbanizzazione e della crescita della popolazione, una tendenza che dovrebbe continuare ad aumentare. Oltre ai rischi di carenze locali, l’estrazione di un tale volume di sabbia ha conseguenze ambientali e sociali. Ad esempio, sta portando all’erosione delle sponde dei fiumi, che aumenta notevolmente il rischio di inondazioni. In alcuni paesi, l’estrazione della sabbia ha causato la perdita di mezzi di sussistenza nelle comunita’. “La sabbia minerale ha il maggior potenziale in volume per ridurre la quantita’ di sabbia prelevata nell’ambiente naturale”, ha affermato Pascal Peduzzi, professore dell’UNIGE presso il Dipartimento F.-A. Forel per le scienze ambientali e acquatiche.

“Utilizzando quello che finora e’ stato considerato come materiale di “avanzo”, il progetto da’ un importante impulso verso un’economia piu’ circolare.” Alcuni dei prossimi passi consistono nel collaborare con gli attori del mercato aggregato per dimostrare la facilita’ d’uso, le prestazioni e il processo di approvvigionamento di questo materiale sostitutivo. I risultati dello studio sono stati presentati alla 5a Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente.

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