Ricerca. Cardiopatie congenite. Il Bambin Gesù primo in Europa per tecnologie innovative

Una bioprotesi di valvola polmonare autoespandibile in grado di adattarsi più efficacemente all’anatomia di bambini e ragazzi con cardiopatie congenite, un sistema innovativo nel campo delle procedure trans-catetere che permettono di evitare un intervento chirurgico a cuore aperto

La nuova protesi, che ha ricevuto l’autorizzazione Ce nel maggio di quest’anno, è già realtà all’Unità di Cardiologia interventistica dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, che l’ha utilizzata con successo per due ragazzi di 15 e 19 anni. Il Bambino Gesù è il primo ospedale europeo ad utilizzare questa tecnologia dopo l’approvazione clinica. E’ stato, inoltre, individuato come punto di riferimento per l’Italia e per l’Europa e avrà il compito di promuoverne l’uso negli altri centri, curando anche la formazione degli operatori. I primi due pazienti trattati all’ospedale capitolino, 15 e 19 anni, presentavano una storia clinica pregressa di molteplici interventi a causa della cardiopatia. Un ulteriore intervento cardiochirurgico – si sottolinea in una nota – avrebbe rappresentato un rischio molto significativo. In entrambi i casi erano anche presenti fattori di rischio aggiuntivi come scoliosi, pregresso ictus, compromissione della capacità funzionale. Ai due ragazzi è stato possibile evitare anche la degenza in terapia intensiva. Inoltre, mentre nel caso di intervento tradizionale la degenza media è pari a circa 2 settimane, in questi casi i pazienti sono stati dimessi dopo soli tre giorni dall’impianto. Oggi stanno bene e hanno superato positivamente le prime fasi di monitoraggio e controllo.

La nuova tecnologia si basa sul sistema ‘self-expandable valve’. Lo stent è autoespandibile ed è in grado di raggiungere diametri maggiori – fino a circa 36 millimetri – aumentando di molto il numero dei pazienti candidabili al trattamento. Ogni anno al Bambino Gesù si interviene su circa 30 bambini e ragazzi, un numero che potrà essere più che raddoppiato con la nuova tecnica evitando un intervento cardiochirurgico a cuore aperto. Molti dei pazienti sono stati sottoposti in precedenza ad atti chirurgici, per cui la possibilità di accedere a un intervento mini invasivo è un innegabile vantaggio. Il sistema di cui è capofila l’ospedale della Santa Sede è stato sviluppato da un’azienda cinese e ha ricevuto il marchio Ce a maggio 2022 (Venus Valve).

Al momento non esistono altri sistemi simili utilizzabili nella pratica clinica. Al Bambino Gesù ci sono già altri ragazzi pronti per la prossima sessione di interventi. “E’ possibile prevedere che in Italia almeno un centinaio di pazienti all’anno potranno beneficiare di questa tecnologia – afferma il direttore dell’Unità di Cardiologia interventistica, Gianfranco Butera – con notevole riduzione dell’impatto anche sul Servizio sanitario nazionale ma, soprattutto, con una notevole riduzione del dolore fisico e psicologico e dei rischi per i nostri ragazzi e grande soddisfazione per le famiglie”. La prospettiva, sottolinea Butera, è quella di “ampliare notevolmente il numero dei pazienti che può beneficiare di un approccio mini invasivo. Inoltre l’applicazione delle tecniche di imaging, visualizzazione 3d, simulazione computazionale permetteranno di comprendere ancora meglio i margini di applicazione e di ampliare le situazioni in cui poter procedere”.

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