Pantani. Il caso si chiude, verso archiviazione

RIMINI – Nonostante il caso fosse stato riaperto per volere dei familiari, la vicenda del “pirata” si avvia verso l’archiviazione. 

La nuova inchiesta della procura di Rimini, infatti,  aperta nell’agosto scorso con l’ipotesi di omicidio volontario per accertare le cause della morte di Marco Pantani, avvenuta il 14 febbraio del 2004, sembra non aver portato i risultati sperati. Fu la denuncia presentata dalla madre del ciclista a far riaprire il caso ipotizzando l’assunzione forzata di droga. La svolta è arrivata dopo il deposito della perizia medico legale disposta Procura riminese affidata al professor Franco Tagliaro dell’Istituto di medicina scaligero, che e’ riuscita a recuperare e analizzare sangue e urine del pirata. I tempi tecnici potrebbero aggirarsi attorno ai 20 giorni: la morte del campione, in un quadro aggravato dalla depressione, apparirebbe compatibile con un overdose di psicofarmaci assieme all’assunzione di cocaina, che viene comunque ridimensionata.

Insomma, nessuno omicidio, si profila all’orizzonte, bensì un vero e proprio caso di abuso di farmaci e droga. Un mix fatale per il grande ciclista italiano. Rimane l’amarezza di una vita spezzata in giovane età, una vita in cui spesso a causa dello star system cinico e spietato è sempre più facile precipitare.

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