Pronostici e curiosità sul campionato più bello del mondo

Ci siamo! Riparte oggi, con due anticipi di tutto rispetto quali Roma-Udinese e Juventus-Fiorentina, quel circo nazional-popolare chiamato campionato che per nove mesi terrà milioni di italiani con il fiato sospeso, gli occhi incollati al teleschermo o le orecchie attaccate alla vecchia, sana radiolina. 

Ottantacinquesima edizione del campionato a girone unico e l’esito, mai come stavolta, appare scontato, con una Juventus che ha razziato sul mercato tutti i giocatori migliori e che, non paga, sembra volersi rinforzare ancora, con il ritorno di Cuadrado e l’acquisto di un centrocampista di fama ed esperienza internazionale al fine di supplire alla momentanea assenza di Marchisio. I nomi si rincorrono ma non è nostra intenzione perderci nei meandri del calcio mercato: meglio attendere il 31 agosto e tirare le somme sulla base dei dati concreti. 

Fatto sta che una squadra già fortissima, con una difesa che costituisce la difesa titolare della Nazionale, un centrocampo a prova di bomba e un attacco che già poteva contare sull’estro di Dybala e sul talento realizzativo di Mandzukic, questa corazzata è stata rafforzata con la classe cristallina di Dani Alves (un campione che Messi, a Barcellona, sembra rimpiangere e non poco, data la messe di gol che le sue incursioni gli hanno consentito di mettere a segno), il talento di Pjanic e del giovane attaccante croato Pjaca e la solidità di Benatia in difesa, al fine di rendere ancora più impermeabile un reparto che già poteva contare sulla BBC (Barzagli-Bonucci-Chiellini), sulla saggezza tattica di Rugani, sull’affidabilità di Lichtsteiner ed Evra e sulle prospettive di gloria di Alex Sandro; senza dimenticare che in porta regna sovrano, ormai da quindici anni, un fuoriclasse di nome Buffon. È tuttavia in attacco che i bianconeri hanno dato vita a un colpo sensazionale, strappando al Napoli quella mitraglia che risponde al nome di Higuain, capace, la scorsa stagione, di far crollare il record di segnature di Nordhal che resisteva dal 1950.

Se Marotta dovesse prendere pure uno fra Matuidi, Witsel e Fabregas, saremmo al cospetto di un’armata in grado di competere a viso aperto con Barcellona e Bayern Monaco, dunque di fare un sol boccone del campionato.

Però, attenzione: non per mancare di rispetto o per attenuare l’entusiasmo dei sostenitori juventini giustamente in visibilio, ma è bene ricordare che anche nella stagione ’82-’83 eravamo al cospetto di una Juve innervata dai sei azzurri reduci dal trionfo di Madrid, più due campioni di valore assoluto quali Boniek e Platini; fatto sta che lo scudetto andò alla Roma di Liedholm e la Coppa dei Campioni all’Amburgo di Felix Magath, al termine di una sfortunatissima finale disputata ad Atene. La Juve, per salvare almeno la faccia, dovette battere 3 a 0 il Verona nella finale di ritorno della Coppa Italia, dopo aver perso 2 a 0 quella d’andata. 

Ora, è vero che il Mondiale, per sua natura, appaga più di ogni altra vittoria; è vero che questa Juve è affamata di gloria europea; è vero che il mite Allegri non è tipo da tollerare cali di tensione; è vero che capitan Buffon è all’ultimo assalto alla coppa dalle grandi orecchie e non ha alcuna intenzione di concludere la carriera senza averla vinta; è vero tutto questo, ma è altrettanto vero che, tanto in Italia quanto in Europa, entrare nella leggenda con il sesto scudetto di fila e tornare sul tetto continentale dopo ventuno anni, sarà tutt’altro che una passeggiata. Ciò che può confortare i numerosi tifosi di Madama è che i primi a saperlo sono proprio i suoi alfieri più rappresentativi. 

Dietro la Juve, occhio a non perdere di vista Napoli, Roma e Inter. 

Il Napoli: allenato da un personaggio letterario, ai limiti dell’epica, quale l’ex bancario Maurizio Sarri, si è senz’altro indebolito con la partenza del Pipita ma meno di quanto non si pensi, specie se si considera la resilienza tipica delle squadre di questo personaggio che sembra uscito dalla penna di De Crescenzo e che racchiude in sé tutto il garbo, la saggezza e la raffinatezza della Napoli migliore. Se Gabbiadini, Milik, Insigne, Mertens, Callejón e Giaccherini dovessero trovare un’intesa adeguata e se dovesse arrivare qualche ulteriore rinforzo dal comunque commendevole mercato targato De Laurentiis, la sfida alla Juve potrebbe rivelarsi non meno avvincente di quella dello scorso anno.

Occhio poi a Roma e Inter. I giallorossi, con un Totti prossimo ai quarant’anni e ormai all’ultima recita di una carriera invidiabile, un allenatore ostico e a tratti scontroso ma comunque tra i migliori presenti sulla piazza e un impianto di gioco collaudato e innervato da acquisti di tutto rispetto, potrebbero insidiare il Napoli nella lotta per il secondo posto. Difficilmente potranno competere con la Juve per lo scudetto ma già migliorare il terzo posto dello scorso campionato sarebbe un ottimo risultato. Molto dipenderà dall’esito della partita di ritorno dei preliminari di Champions contro il Porto: una vittoria infonderebbe coraggio, morale e positività ai ragazzi di Spalletti; ingredienti essenziali per raggiungere gli ambiziosi traguardi che si pongono la società e il suo timoniere.

Da non sottovalutare neanche la nuova Inter cinese: più che da una dirigenza, sembra essere guidata da un condominio rissoso e un po’ sconclusionato, nel quale non si capisce bene chi prenda determinate decisioni, quando, come e dove; tuttavia, è innegabile che l’accantonamento del ciuffo jesino in favore del più gestibile De Boer, il trattenimento di Icardi e l’acquisto di Candreva e Banega rendano questa squadra, da sempre pazza e imprevedibile, una delle mine vaganti del torneo. 

Chi scrive, poi, ha un debole per il Sassuolo dell’ex presidente di Confindustria Squinzi: una squadra quasi tutte italiana, ricchissima di talenti, capace di strapazzare 3 a 0 i guerrieri slavi della Stella Rossa, con un piede alla fase a gironi dell’Europa League e la possibilità, a nostro giudizio, di insidiare Roma e Inter per quanto concerne la quarta posizione. Se Bernardi esplode, Matri rinverdisce gli antichi fasti, Defrel e Politano fanno il loro e Di Francesco trova l’amalgama giusta, questo Sassuolo ha tutte le carte in regola per rivelarsi l’autentica sorpresa del campionato.

E lo stesso dicasi per Torino e Cagliari: i granata, nell’anno del loro centodecimo anniversario, hanno in panchina un inaffondabile come Mihajlovič, oltre ad una squadra di tutto rispetto, mentre i rossoblu sono praticamente una Juve 2, con Storari, Isla e Padoin ad arricchire un gruppo che può contare anche sul neo-campione d’Europa Bruno Alves e sul redivivo Marco Borriello.

Quanto alla Lazio, non parte con i favori del pronostico ma potrebbe lottare comunque per l’Europa League: a tal proposito, la conferma in panchina di Simone Inzaghi costituisce il miglior acquisto per i biancocelesti.

Stesso discorso per il Bologna di Donadoni: è un cantiere aperto ma già quest’anno potrebbe togliersi importanti soddisfazioni. 

E se la Fiorentina può confermarsi fra le prime sette-otto anche grazie alla classe e all’esperienza del granitico Paulo Sousa, le genovesi dovrebbero vivere un campionato all’insegna della tranquillità, senza infamia e senza lode (a proposito, auguroni alla Samp che ha da poco compiuto settant’anni!).

Lo stesso auguriamo a Chievo e Atalanta, con i veronesi che immettendo eventualmente un Balotelli nel motore potrebbero redimere un campione mai davvero sbocciato e togliersi soddisfazioni al momento impensabili, regalando a Ventura un attaccante che, se solo mettesse la testa a posto, avrebbe tutte le potenzialità per diventare uno dei primi dieci al mondo. 

Un discorso a parte lo merita il povero Milan di Montella, la cui cessione ai cinesi è stata più faticosa di un parto trigemellare e il cui percorso, almeno per questa stagione, appare più che mai in salita, essendo la rosa di scarsa qualità e le motivazioni prossime allo zero. Da gennaio, il nuovo dominus del mercato rossonero sarà Fassone: va in pensione Galliani e con lui si chiude il trentennio berlusconiano, foriero di immense soddisfazioni e acquisti memorabili, ma il futuro è un’incognita e sulle qualità e le competenze della nuova dirigenza permane più di un dubbio. 

Non arriviamo a dire che il Milan lotterà per la salvezza, questo no, ma già l’ingresso in Europa League, magari passando per i preliminari estivi, sarebbe un miracolo.

L’Empoli e l’Udinese faticheranno parecchio ma alla fine, secondo noi, con Gilardino e Maccarone da una parte e un discreto collettivo dall’altra, dovrebbero salvarsi.

Sarà dura, infine, per Palermo, Crotone e Pescara mantenere la categoria ma gli abruzzesi possono contare sul calcio spettacolare e ben organizzato di un campione del mondo come Oddo, dunque hanno in panchina la propria maggiore certezza e non è poco. Oltretutto, se la palla è tonda per chi sta in alto, lo è a maggior ragione per chi deve guadagnarsi la permanenza in Serie A lottando forsennatamente nella polvere delle retrovie.

Come sempre, ci attende un campionato equilibrato e ricco di emozioni, piacevoli conferme e personaggi da scoprire, a dimostrazione che il nostro torneo, pur essendo meno miliardario della Premier League, meno ricco di fuoriclasse della Liga e meno rodato della Bundesliga, senza nemmeno i petrodollari che fanno la differenza dalle parti di Parigi, era e resta comunque il più bello del mondo o, se non altro, il più incerto.

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