La saggezza di Mourinho fra le macerie della civiltà

In altri tempi, Ajax-Manchester United avrebbe avuto tutti i crismi per essere una finale di Champions League. Le due compagini che si sono affrontate ieri sera a Stoccolma sono, infatti, due fra le più prestigiose società europee, con un palmarès di tutto rispetto e una messe di campioni che ne hanno onorato la maglia, scrivendo, nel corso dei decenni, la storia del calcio. 

Se Ajax-Manchester United, nell’anno di grazia 2017, ha trovato come palcoscenico unicamente quello dell’Europa League, ossia della vecchia Coppa UEFA, è perché anche nel calcio sta cambiando tutto a ritmi vertiginosi e, purtroppo, nella maggior parte dei casi, non in meglio. 

Ha vinto il Manchester, ed è stato un trionfo senza gioia, con la città ancora sconvolta per il tragico attentato di lunedì sera durante il concerto di Ariana Grande e con la squadra che, giustamente, ha esultato con la dovuta sobrietà, senza lasciarsi andare ad alcuna forma di eccesso e annunciando che non si concederà giri festosi per le strade di un luogo ancora sotto shock per l’ennesima barbarie del terrorismo jihadista. 

Ha vinto il Manchester perché Mourinho, antipatico quanto si vuole, ha saputo tuttavia compiere un altro dei suoi capolavori tattici, costringendo il giovane e scapigliato Ajax a non giocare come avrebbe voluto e potuto, colpendolo di rimessa con le reti del redivivo Pogba e del solido Mkhitaryan e obbligandolo ad una resa che i tifosi olandesi hanno, comunque, interpretato come il primo mattone per vincere domani. 

Complimenti, dunque, alla saggezza di un ambiente che, da sempre, costruisce campioni e da sempre ha fatto della sportività uno dei suoi marchi di fabbrica! E complimenti ad un allenatore, Mourinho, che a Manchester sembra aver ritrovato lo smalto dei giorni migliori, tornando ad essere lo “Special One” dopo la triste conclusione della sua avventura al Chelsea! 

Ha vinto la squadra più solida ed affamata, ha perso la più giovane ed inesperta e nessuno ne ha fatto un dramma. È una lezione che dovremmo imparare anche noi, specie in questa stagione in cui, con ogni evidenza, i drammi sono altri.

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