Thierry Henry: la meraviglia di un genio del gol

Non gioca più ormai da qualche anno ed è un peccato, in quanto Thierry Henry, soprannominato “Titì”, è stato senza dubbio uno dei più grandi campioni degli ultimi vent’anni.  

Compie quarant’anni e fa strano vederlo oggi con gli scarpini appesi al chiodo, dopo averlo ammirato fin dai tempi della Nazionale Under 21 francese e averne apprezzato le immense qualità sia alla Juve che all’Arsenal che con il Barcellona dei fenomeni, già plasmato dalla filosofia guardioliana della bellezza e dell’efficacia mescolate con incredibile saggezza.

Quarant’anni e ci torna in mente quel rapido ricamo sulla tela, quelle movenze impressionanti, quella classe pura, cristallina, infinita, quel suo essere un ballerino e un killer al tempo stesso, un sognatore e un mito, un eroe e un ragazzo semplice, idolo della Francia multietnica che, a cavallo fra i due millenni, ha conquistato tutto e, soprattutto, ha donato a se stessa una nuova identità. 

Quarant’anni e ci domandiamo se Mbappé, ossia il suo erede naturale, potrà davvero ricalcarne le orme, se riuscirà ad essere altrettanto decisivo, specie in Nazionale, se sarà in grado di farsi interprete di quella Francia multiculturale ed inclusiva che oggi dovrebbe essere rilanciata ben al di là dell’ambito sportivo e se riuscirà ad esprimere la stessa empatia, la stessa umanità, la stessa intensità emotiva e, per quanto riguarda il campo, la stessa intensità di gioco nel corso dell’intera partita. 

Raccontava Titì, con un velo di tristezza, che la sua scarsa esultanza dopo ogni gol era dovuta al fatto che una volta suo padre, nonostante avesse segnato sei reti in una sola partita, gli avesse detto che però non aveva giocato affatto bene, provocandogli una tristezza che nemmeno tanti trionfi, tante gioie, innumerevoli riconoscimenti e l’unanime considerazione che fossimo al cospetto di uno degli attaccanti più forti di tutti i tempi sono mai riusciti a far svanire. 

Era il campione delle esultanze a metà, della felicità riservata, della grandezza autentica ma mai esibita: caratteristiche proprie dei fuoriclasse veri, di quei geni capaci di distillare ovunque meraviglia, poesia, un senso di libertà e la certezza che esiste ancora qualcosa per cui valga la pena di provare lo stupore che, in fondo, ci tiene vivi.

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