La Vuelta di Froome, Nibali e Contador

Non c’è ne voglia il pur bravo Ilnur Zukarin, ciclista russo della Katusha giunto meritatamente terzo nella classifica generale, se nel commentare la settantaduesima edizione della Vuelta di Spagna conclusasi ieri a Madrid, tralasceremo la sua persona.

Non perché abbiamo qualcosa contro di lui, sia chiaro, ma perché riteniamo che sia stato, nonostante tutto, un personaggio secondario in una competizione che ha visto, invece, il trionfo cannibalesco di Chris Froome, con uno stile e una grinta degna del miglior Eddie Merckx, il secondo posto ai limiti dell’epica del nostro Vincenzo Nibali e l’addio alle corse in bicicletta dell’idolo di casa Alberto Contador: uno che, come sostiene giustamente Nibali, sarà tutt’altro che facile sostituire. 

Ricorderemo questa Vuelta, poi, per alcune indicazioni che ci ha fornito in vista della prossima stagione: il talento puro di Nibali, per l’appunto, la conferma dell’inglese Froome, ormai assurto nell’Olimpo dei fuoriclasse e tentato dall’idea di lanciarsi all’inseguimento del proprio quinto Tour de France, l’ascesa di nuovi campioni come il giovane Matteo Trentin, battuto nella classifica a punti solo dall’inarrivabile Froome e con uno scarto minimo, e infine la compattezza del team Bahrain-Merida (di cui fa parte anche Antonio Nibali, fratello di Vincenzo al suo primo grande giro) che, di sicuro, il prossimo anno costituirà il punto di forza dello “Squalo dello Stretto”. Con una squadra costruita a sua immagine e somiglianza, infatti, non c’è dubbio che Nibali aspiri a prendersi importanti rivincite, concludendo al meglio la stagione che ormai volge al termine e preparandosi a vivere la prossima da assoluto protagonista. 

Una Vuelta emozionante, dunque, aspra, intensa e combattuta sino alla fine, a dimostrazione del suo valore e della sua importanza storica che si rinnova nel tempo, acquisendo, di anno in anno, nuova meraviglia.

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