De Sciglio, Verratti, Morata El Shaarawy e Isco: la leva calcistica della classe ’92

Venticinquenni terribili! Che classe quella del ’92! De Sciglio che ha ritrovato classe e capacità da fluidificante nel mai pago ambiente juventino, Verratti che ha fallito in Nazionale ma continua a illuminare le giornate del ricchissimo Paris Saint-Germain, Morata che sta dimostrando a Londra, sponda Chelsea, di possedere tutti i mezzi, tecnici e caratteriali, per essere un protagonista del prossimo decennio, il sottovalutato ma formidabile romanista El Shaaravy, cui quel maestro di calcio che è  Di Francesco ha restituito grinta e lucidità sotto porta, e infine Isco che non ha bisogno di presentazioni, essendo uno dei punti fermi del Real Madrid di Zidane.

La leva calcistica della classe ’92, al pari di quella dell’87, ossia quella dei Messi, degli Higuaín, dei Fabregas, dei Piqué e dei Suárez, è davvero una delle più forti e interessanti del panorama calcistico internazionale, coniugando la bravura atletica, l’estro e la magia di giocate pressoché uniche con una tenacia e una determinazione senza eguali, al punto che tutti i campioni summenzionati sono ormai affermati a livello mondiale e protagonisti nei rispettivi club e, spesso, nelle proprie nazionali. 

Se a ciò aggiungiamo che la classe ’92 è anche quella di Neymar, superacquisto dell’ultima sessione di mercato, è evidente che siamo al cospetto di un’annata dominante, destinata a egemonizzare il prossimo decennio e ad esprimere nei prossimi cinque anni il meglio di sé, con annessa probabile  assegnazione di qualche Pallone d’oro.

Non che il classe ’93 Dybala abbia qualcosa da invidiare ai personaggi sopra citati, anzi, rispetto ad alcuni di essi, è nettamente superiore; fatto sta che la sua annata, nel complesso, oltre a lui, esprime il solo Pogba, ossia un grandissimo giocatore ma ancora eccessivamente discontinuo per ambire ad entrare a far parte dell’Olimpo del calcio. 

Le annate successive, poi, per quanto a loro volta interessanti, esprimono ragazzi ancora in fase di maturazione e crescita, dunque impossibili da valutare fino in fondo e le cui capacità dovranno essere messe alla prova nelle competizioni internazionali e testate sui palcoscenici più significativi, a confronto con avversari dello stesso valore. 

La classe ’92, al contrario, ha dimostrato negli ultimi cinque-sei anni di essere ormai pronta a succedere ai fratelli maggiori prossimi al declino, con l’auspicio che sia ben cosciente che per sostituire un Messi, un Cristiano Ronaldo o un Iniesta non basta essere dei giocolieri con il pallone fra i piedi: bisogna innanzitutto essere uomini e, in secondo luogo, impresa ancor più importante e difficile da compiere, rimanerlo anche quando la fama e il denaro mettono seriamente rischio la propria tenuta psicologica, la solidità di princìpi di ragazzi tanto fortunati quanto bisognosi di ricordarselo ogni giorno per non smarrirsi. 

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